come, dietro l’apparente stato di attesa e bisogno mentale di silenzio e di “stacco”, dal tessuto sociale irrompano continuamente i drammi umani generati dalla tendenza alla follia lucida. Tralasciando i reati commessi contro il patrimonio, sufficienti a scrivere una collana sull’amoralità e la grettezza dell’individuo dei nostri tempi, posiamo invece l’attenzione sui gravissimi reati contro la persona, i quali sotto forma di brutale e gratuita violenza tendono, spesso senza che la persona se ne rende conto, ad insinuare ed istillare nelle menti il concetto di normalità.
La mamma, culla dell’amore per eccellenza e luogo sacro per la perpetuazione della vita terrena, che lentamente si trasforma in un essere ignobile e feroce come ad esempio quando partorisce i suoi figli, nel sito deputato a raccogliere le feci e le urine, e poi si libera dell’incombente prodotto gettandolo nella spazzatura; senza pensare poi a quegli individui, così detti normali, che uccidono al volante e se ne vanno; altri che massacrano il prossimo per un furto o per uno scippo; altri ancora che tolgono la vita in preda a deliri di gelosia. Migliaia di persone oppresse da stolker, migliaia di ragazzi oppressi da bulli e da pedofili. Istituzioni deputate a vigilare sul bene ed il benessere comune che si rivelano improvvisamente covi infingardi del culto del male.
Il male avanza in’arrestabile cambiando veste in modo repentino mentre l’uomo, incantato a guardare negli specchietti per le allodole, non se ne rende conto e quando lo fa è sempre troppo tardi. L’uomo è una creatura adattabile nel senso che si adatta facilmente alle varie circostanze ed altrettanto facilmente assume nuove abitudini sia mentali che comportamentali le quali veicolano ed avallano l’idea di normalità.
Basta osservare come ci siamo abituati alla violenza, come ci siamo abituati al degrado e all’amoralità. Ci siamo abituati alla disoccupazione e alla rassegnazione, agli stenti, allo sfruttamento e cosa ancor più grave ci siamo abituati a non vergognarci più di nulla, ci siamo abituati anche alla mediocrità e all’ignoranza ed a vedere i nostri figli nevrotici, fragili, viziati e viziosi. Ma dove dobbiamo arrivare per scuotere le nostre coscienze? In nome di quale vantaggio secondario siamo diventati un branco di struzzi? Chi vorrà farsi carico di tutto questo?
Dr.ssa Elisabetta Vellone