Io e San Francisco non siamo entrate subito in sintonia.
Ho faticato a capire questa città che non mi ha abbagliata, proprio perchè in realtà Frisco va presa per quello che è, e va capita.
C’è però un quartiere che considero il cuore malato di questa città, il Tenderloin: un quartiere centrale che mette in luce l’altra faccia di San Francisco, quella che fatico ad accettare.
Basta infatti attraversare la turistica Powell street e l’affollata Van Ness Avenue, per essere risucchiati in un ambiente del tutto diverso, tra degrado e malavita.
Il Tenderloin è il ghetto della città, degli emarginati e dei senzatetto; abitato dalle classi sociali più basse, di ogni razza ed etnia; luogo malfamato e pericoloso, ma che si trova proprio a due passi da Union Square (il cuore di San Francisco).
Nella zona delimitata da Powell Street e Geary Street a nord, da Mission Street a sud e sino a Polk street a ovest, è meglio non addentrarsi mai a piedi, e se proprio necessario superare questa zona solo in taxi o in auto.



Io ci sono passata a bordo del pullman turistico durante la visita della città, ed è stato un vero shock.
Il colpo d’occhio è infatti impressionante.
In questo quartiere storico, ricco di hotel e palazzi risalenti ai primi anni del ventesimo secolo, tutt’intorno è squallore ed immondizia a cielo aperto. Senzatetto, prostitute, vagabondi che barcollano tenendo stretta una bottiglia di vino da due soldi, persone che imprecano, urlano e camminano spingendo un carrello straripante di coperte e stracci. Drogati e mendicanti che bivaccano su ogni marciapiede, e poi file lunghissime di persone in coda per un pasto, nelle tante realtà sociali che qui cercano di dare un conforto.
In un attimo mi sono tornate in mente le immagini del film di Will Smith “La ricerca della felicità”.
In America è così; tutto può crollare in un batter d’occhio, e in una città cara a dismisura come lo è San Francisco, è facile intuire come il Tenderloin possa diventare un luogo di rifugio per tutti gli emarginati della città.
Qui ci sono locali trasandati di liquori, sexyshop, lavanderie a gettoni ad ogni angolo e palazzi in condizioni pessime, abitati per lo più dalle classi più disagiate della città.
Un vero e proprio ghetto dove qui sono confinati giovani, vecchi e bambini che la città ha in qualche modo abbandonato.
Il Tenderloin da sempre spaventa noi turisti, e a ben ragione. I miei cognati, che qui a Frisco lavorano, mi dicono che evitano di passare anche in macchina tra queste vie così malfamate.
Il Tenderloin pare sia nato dopo le devastazioni del terremoto agli inizi del ‘900. Qui un grande numero di hotel fu costruito proprio per accogliere vittime e superstiti di quell immane disastro. Ma quando la città tornò a vivere, gli alberghi vennero abbandonati e convertiti in appartamenti per le famiglie a bassissimo reddito. La criminalità si è così trasferita tra queste vie e qui fa da padrone, trovando facile appiglio.




E’ il cuore malato di San Francisco che a volte si affaccia tra gli alberghi a cinque stelle in Union Square negli occhi smarriti di un senzatetto, che approda qui come se fosse un alieno.
Ci guarda curioso, volgendo lo sguardo su e giù, ammirando il cielo, ed emette uno strano rantolo, per poi tornare indietro, risucchiato dal Tenderloin, tra il cattivo odore che aleggia per queste strade, quasi si sentisse più sicuro tra quelle vie che sono la sua vita quotidiana.
E’ strano come una città così grande possa nascondere tutto ciò che ha di brutto e pericoloso in una manciata di strade. Il Tenderloin stride con i quartieri più turistici di San Francisco, ma in parte riflette l’anima di una città troppo cara, che cerca la sua identità nel mix di culture, religioni ed accenti differenti che qui dilagano e convivono.
E’ un luogo che consiglio di vedere solo a bordo dei pullman turistici o con persone del luogo, ma non a piedi.
Non ho fotografie che ritraggono i volti di queste persone, volutamente.
La loro tristezza e rassegnazione ce l’ho impressa nella mente e, anche se il passaggio qui è stato rapido e fugace, non è semplice accantonare questo luogo dimenticato, triste e degradato.


