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Tenere in Vita l’Immortale

Da Graziano

Se ho deciso di trascorrere le vacanze di Natale ascoltando il MahaBharata dalla voce del Maestro Marco Ferrini, vuol dire che ho pensato di trarvi più beneficio che a fare qualcos’altro, per esempio le montagne innevate mi piacciono molto…
Le mie personali aspettative sono state soddisfatte, ma che vantaggio ne trae la comunità umana nel suo insieme?
Mentre ascoltavo il Maestro ho avuto l’immagine di una poderosa biblioteca, ricolma di libri polverosi, non sempre in buone condizioni, somigliava ad una necropoli, con tante tombe una di fianco all’altra. In questi sepolcri Immagine Gandhigiace il fuoco della conoscenza che l’uomo ha conquistato spesso sacrificando la propria esistenza, patendo privazioni ed umiliazioni inenarrabili. Una conoscenza mummificata da gorghi di parole antiche che pare spenta ad ogni comunicazione con la vita, con la contemporaneità.
Succede però che nel tempo qualcuno scuota la polvere e ravvivi il fuoco di questa conoscenza, traducendo, interpretando, narrando. Non sempre l’operazione riesce, talvolta lo sguardo si muove in superficie, senza scaldare il cuore intimo di quella conoscenza. Allora sopraggiunge il gelo della delusione.
Ma ogni tanto qualcuno, con amorevole cura ed appassionata devozione, ravviva quel fuoco, e succede che scaldi il cuore dei suoi contemporanei. E’ così che viene riportato alla vita ciò che giaceva ibernato nel buio sepolcro del tempo, e gli uomini e le donne di quell’epoca possono vedere l’orizzonte infinito della saggezza che è in ognuno, ma che di rado si rivela oltre il velo della storia.
I testi della Tradizione, di tutte le tradizioni religiose e che gli uomini chiamano “testi sacri”, sono in realtà molto fragili, si prestano facilmente alla manipolazione e son più le volte che li troviamo al cimitero che nelle strade, negli uffici, nelle case dei nostri contemporanei. Essi per vivere hanno continuamente bisogno che qualcuno se ne occupi. Ma chi se ne può occupare senza stravolgere il loro messaggio e a beneficio dei più, se non qualcuno che vive lui stesso il senso di quei testi?
So che questo cozza con la nozione contemporanea di neutralità della conoscenza, indebitamente trasposta dall’ambito delle scienze naturali a tutte le altre discipline: l’idea che sia proprio qualcuno all’interno di una tradizione il migliore interprete della stessa. Noi abbiamo visto troppe perversioni del pensiero, religioso e non, per non chiedere la massima prudenza. Ma se riusciamo a gettare il cuore oltre l’ostacolo, capiamo immediatamente che la differenza tra la vita e la morte è la stessa che c’è tra una lettura piatta ed una partecipazione attiva a parole che altrimenti è meglio che stiano chiuse nei loro bui sepolcri.


Tagged: Mahabharata, marco ferrini

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