Tensione in Messico sul controllo della sicurezza: i civili armati del Michoacán non vogliono lasciare le armi

Da Rottasudovest
Il Michoacán è uno degli Stati più violenti del Messico, terrorizzato fino al 2010 dalla Familia Michoacana, uno dei carteles della droga più sanguinari del Paese. Decimato da arresti e assassinii, il cártel, che fu uno dei più potenti del narcotraffico messicano, ha ceduto il passo a Los Caballeros Templarios. In una delle narcomantas che annunciavano la sua nascita, il nuovo cártel spiegò che si sarebbe occupato anche di "attività altruiste, prima realizzate dalla Familia Michoacana"; avrebbe cioè fatto giustizia uccidendo stupratori, sequestratori, ladri rimasti impuni. "Quello che rende diverso questo gruppo di delinquenti e la sua ansia di sembrare formato da persone oneste, irreprensibili, solidali e protettrici, cosa che gli è valsa il soprannome di cártel religioso. Hanno distribuito un libro che chiama la sua Bibbia e in cui plasma il suo codice di condotta" scrive il quotidiano messicano El Universal. Ma evidentemente il cártel di uomini irreprensibili, a cui sono vietati, anche con controlli tossicologici, droga e alcol, non è così apprezzato dalle comunità locali, se da circa un anno sono entrate in azione le autodefensas: gruppi di civili, che, stanchi delle estorsioni, dell'impunità e della passività delle autorità, hanno deciso di organizzarsi e di difendersi con le armi. Lo scorso finesettimana è però scattato l'allarme delle autorità, fino ad allora tolleranti con la presenza di civili armati che si difendono da soli e che 'librano' i municipi dal controllo dei narcotrafficanti: le scaramucce tra i narcotrafficanti e le autodefensas hanno causato morti e feriti. Così il Governatore dello Stato Fausto Vallejo ha deciso di chiedere aiuto a Città del Messico. Gli sono stati inviati uomini ed elicotteri e i civili sono stati invitati "a tornare ai loro posti d'origine e a ritornare alle loro attività abituali", perché sicurezza e giustizia sarebbero stati assicurati dal Governo. Il Governatore Vallejo ha anche avvertito che chi non avesse rispettato la legge sarebbe stato perseguito. Ma qui sono iniziati i problemi, la nuova gatta da pelare per il presidente Enrique Peña Nieto, che non trova una strategia vincente contro la criminalità organizzata e contro l'insicureza che vivono i cittadini. I gruppi di autodifesa cittadina si sono divisi tra quelli che consegneranno le armi e quelli che vogliono continuare a difendersi, per paura dei delinquenti. Il responsabile del Consiglio di Autodifesa di Michoacán, un medico 55enne dai folti baffi, José Manuel Mireles, in un video trasmesso da Televisa e registrato in un posto sconosciuto, ha comunicato di aver ricevuto con allegria l'arrivo di uomini e mezzi federali e ha assicurato, a nome suo e degli altri coordinatori, che si sarebbero adeguati alle istruzioni delle autorità. "Ricordate che siamo solo civili, gente per bene, che lavora, che si è assunta responsabilità che non le corrispondevano" ha detto. Gli hanno subito risposto altri Jefes dei gruppi di autodifesa, che non sono affatto d'accordo con la sua strategia. Hipólito Mora, il più noto dopo Mireles, ha già fatto sapere che il suo gruppo continuerà a lottare. Da Nueva Italia, nel municipio di Múgica, uno dei leaders dei civili armati, ha detto all'agenzia di stampa EFE, in una conversazione telefonica: "Siamo qui, dalla parte dell'Esercito, non consegneremo le armi. Moriremo qui, qui moriremo tutti!" Mireles ha quindi fatto marcia indietro e in un altro video ha comunicato di "non aver autorizzato il disarmo di nessuno, di nessuna delle autodifese; quando noi prendiamo una decisione, prima ci riuniamo, io non ho vicino nessuno del Consiglio Generale, perciò non posso autorizzare o non autorizzare nessuno". E poi ha anunciato che "quando ci saranno consegnato le sette teste principali del crimine organizzato e sarà ristabilito lo stato di Diritto in tutto il Michoacán, allora vedremo come sistemeremo le persone che per la necessità di salvare la propria vita si sono dovute armare". Cosa stia succedendo adesso nello Stato, è poco chiaro; alcuni leaders delle autodefensas denunciano anche scontri con l'Esercito, che non accetta la resistenza dei civili; si parla di morti e feriti nelle operazioni di disarmo realizzate con la forza. Il Governo messicano è adesso accusato di aver reagito troppo lentamente alla loro presenza e al loro consolidamento. I gruppi di autodifesa sono infatti nati spontaneamente un anno fa, per difendersi dalla violenza de Los Caballeros Templarios, che, spiegano, "assassinano, sequestrano e fanno estorsioni, impuniti, terrorizzando la popolazione, dagli imprenditori fino all'ultimo fabbricate di tortillas". Sono arrivati a controllare un numero sempre maggiore di municipi e ormai sono presenti in buona parte delle Tierras Calientes, il territorio dello Stato su cui passa la droga diretta verso gli Stati Uniti. Venire a capo della situazione sembra che non sarà facile. Il Governo messicano ha annunciato che non tollererà che i cittadini si facciano giustizia da soli e ha invitato i gruppi di autodifesa a entrare nei corpi di sicurezza, se vogliono continuare a usare le armi. Lo Stesso segretario del Governo dello Stato Miguel Ángel Osorio Chong ha detto che chi vuole partecipare alla garanzia della sicurezza può farlo, ma solo attraverso le istituzioni.


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