Avevamo chili di mutande, due tipi diversi di vasino (quello tradizionale e quello col design innovativo) e il riduttore per il wc.
Avevamo rimosso i tappeti e liberato da ostacoli tutte le vie d’accesso ai bagni.
Avevamo letto libri autorevoli e ci eravamo spaventati, certi che non ce l’avremmo mai fatta e saremmo stati gli unici ad avere in casa un’adolescente con i Pampers.
Ci eravamo dati allora a letture più leggere, prendendo in prestito dalla biblioteca un paio di libri illustrati sull’argomento (di cui uno corredato da wc in miniatura con tanto di pulsante per riprodurre il suono dello sciacquone).
Avevamo raccolto opinioni di genitori appena usciti dal tunnel del pannolino. Di nuovo avevamo pensato che non ce l’avremmo mai fatta e saremmo stati gli unici ad accompagnare nostra figlia all’altare con i Pampers taglie forti.
Allo spazio gioco avevamo partecipato ad un summit sul’argomento dove professionisti del settore ci avevano illustrato le tecniche più all’avanguardia in materia, avvalendosi di strumenti autorevoli e scientificamente provati, quali la lettura commentata di “Giacomino e il vasino” (rallegrandoci che l’incontro non prevedesse anche delle slides sull’argomento).
Alla scuolina ci avevano detto “il pannolino va tolto quando il bambino è pronto, senza avere fretta” ma anche “entro settembre devono essere spannolinati”.
Avevamo quindi chiesto di illuminarci sul come capire se la Marmocchia fosse pronta al grande passo. Ci avevano risposto di osservare i “segnali”.
E allora noi lo avevamo fatto: avevamo interrogato l’oracolo, interpretato i sogni, ascoltato le premonizioni e letto i fondi del caffè. Ma ancora non sapevamo se la Marmocchia fosse pronta o meno.
Ad ogni modo avevamo fissato una data. Il day one era oggi, e cascasse il mondo oggi avremmo iniziato.
Magari non avevamo la pazienza. Se non altro non mancava la rassegnazione e l’accettazione del fatto che prima o poi la Marmocchia andasse affrancata dal pannolino (e noi con lei).
Eravamo pronti? No di certo, ma lo saremmo mai stati?
E allora ci avevamo provato lo stesso, timorosi, preoccupati e con un piano d’azione che faceva acqua (e non solo) da tutte le parti.
E il resoconto di questo day one conta chili di panni bagnati, corse sfrenate terminate mai in tempo, scoramento, senso di inadeguatezza e un vago presentimento che forse davvero non ce la faremo mai.
Ma la cosa che forse più inquieta è vedere la nana con le mutande abbassate che indica il nulla nel vasino urlando fiera “VEDI? NON L’HO FATTA”.
Epperò il gioco non era mica così…