Teorie della manipolazione

Creato il 18 gennaio 2015 da Francosenia

Dominio senza soggetto
- Sul superamento di una critica sociale riduttiva -
di Robert Kurz

10.
In una simile storicizzazione "auto-referenziale" non si può tuttavia nascondere che la dicotomia soggetto-oggetto (costituita dal feticcio), ad un particolare stato evolutivo, si riferisca ad un'occupazione in termini sessuali. Se nelle società non-europee (e anche nelle società agrarie dell'antichità europea) la struttura sessuale della relazione soggetto-oggetto è ancora diffusa, nei focolai diseguali dello sviluppo della società occidentale delle merci essa viene elaborata fin dall'antichità greca con crescente nitidezza, per poi venire alla luce, con la massima precisione, nel sistema produttore di merci della modernità. Si può formulare la seguente regola d'oro: quanto meno sia sviluppata la dicotomia soggetto-oggetto, tanto meno chiara è la sua occupazione in termini sessuali, e quanto in maniera più precisa cresce tale dicotomia, tanto più inequivocabilmente essa è determinata dal sesso maschile. Nella costituzione occidentale del feticcio presente nella forma merce, il sesso maschile ha giocato il ruolo storico del soggetto, mentre i momenti di sensibilità che non si risolvevano nella forma merce (creazione dei figli, dono emozionale, attività domestica, ecc.) venivano sempre più delegati alla donna in quanto "essere domestico". La donna in sé viene pertanto degradata ad oggetto, in maniera strutturale, dall'uomo in sé. Tale oggettivazione dev'essere differenziata dal meccanismo in cui, per il soggetto maschile, la prima natura e gli altri soggetti maschili emergono come relazione oggettiva. La terza definizione del soggetto - rivelatasi pienamente solo nella società occidentale delle merci - sarebbe la seguente: Un soggetto è un attore determinato strutturalmente dal sesso maschile. *
A partire dalle definizioni finora avanzate, è possibile riformulare il concetto stesso di dominio. L'assenza del soggetto del dominio è l'assenza del soggetto della forma del soggetto, che costituisce una relazione di azione e di percezione oggettivata e compulsoria. In questa relazione, la natura e gli altri soggetti (e soprattutto la donna come pseudo-natura) vengono abbassati a oggetti, però non a partire dalla soggettività volitiva della coscienza apparente dell'ego, ma a partire dall'incoscienza della sua stessa forma. Questo carattere compulsivo che si sedimenta nel dominio, ossia, in azioni repressive, non comprende solo la relazione esterna del soggetto, ma comprende necessariamente anche la sua auto-relazione. Poiché così come l'estraneità della relazione di azione di percezione è l'estraneità rispetto a quello che gli è proprio - cioè, l'estraneità rispetto alla propria forma - il soggetto è anche incapace di percepire sé stesso nella sua totalità, ma rimane limitato alla coscienza apparente dell'ego costituita dal feticcio. Una parte considerevole del proprio sé deve diventare perciò "mondo esterno": l'auto-relazione diventa una forma fenomenica della relazione con l'esterno. O meglio, il dettato della percezione che parte dalla forma di coscienza inconsciamente costituita comprende solamente "l'Io" del soggetto nella misura in cui questo si comporta con sé stesso come possibilità di riproduzione formale (come oggetto della forma merce) ed oggettiva delle proprie capacità sotto quest'aspetto. Il soggetto deve pertanto oggettivare sé stesso ed "auto-dominarsi" in nome della sua stessa forma inconscia, fino al punto di regolare macchinalmente il proprio corpo, il quale viene letteralmente abbassato a macchina corporale nella più pura, ed esclusa, forma feticcio del sistema produttore di merci. Possiamo allora formulare una quarta definizione del soggetto: un soggetto è un attore che diventa mondo esterno per sé stesso, e così oggettivizza sé stesso.
Il concetto di dominio riacquista in questo modo la sua dimensione critica. Nelle loro elaborate configurazioni, le teorie soggettive del dominio - fra cui anche il marxismo ed il femminismo - hanno a lungo descritto in termini fenomenologici i diversi piani e le forme fenomeniche del dominio ed hanno tentato di catturarle nel suo contesto, senza tuttavia poter arrivare ad un concetto di tali manifestazioni. Se le vecchie teorie soggettive del dominio rimangono aggrappate ad una brusca separazione dicotomica fra "dominanti" e "dominati" - visto che, dal punto di vista dei "dominati" (popolo, classe lavoratrice, nazioni oppresse, donne, ecc.) il "dominio" appare come qualcosa di esterno e palpabile - i progetti più recenti ed elaborati tengono conto del fatto che gli stessi "dominati" contribuiscono al dominio, esercitando funzioni di dominio rispetto a sé stessi.
Il tentativo più primitivo di spiegazione consiste nelle diverse varianti della "teoria della manipolazione", secondo cui i "dominanti" - per mezzo del controllo esterno della coscienza, attraverso la religione (cf. a riguardo la vecchia idea illuminista della "truffa clericale") ed oggi attraverso i media, la pubblicità, la "propaganda ingannevole", ecc. - manipolano la coscienza dei "dominati" e li forzano ad agire contro i loro "veri" interessi. Nel frattempo, dei progetti più riflessi sono arrivati perfino a parlare, con un supporto nella psicoanalisi, di un'interiorizzazione psichica del dominio nei dominati. Poiché qui non si tratta più di un super-soggetto manipolatore che suppostamente esercita il controllo ultimo, tali progetti si avvicinano di più al problema del dominio senza soggetto, nella misura in cui l'inconscio in generale viene inserito nel contesto della teoria del dominio. Però, questa riflessione si limita in buona parte ai meccanismi psichici dell'auto-sottomissione, senza i quali il concetto soggettivo e sociologico del dominio sarebbe fondamentalmente superato o soppiantato. Si rischia perciò di scivolare nell'affermazione strutturalista e della teoria dei sistemi.
Solo quando il concetto di inconscio viene innalzato al livello riflessivo della forma comune a tutti i membri della società, e quindi della costituzione del feticcio, il concetto di dominio senza soggetto può essere avanzato, senza cadere in un nuovo deficit esplicativo. L'inconscio - come forma universale della coscienza, come forma universale del soggetto (con l'eccezione sessuale descritta prima) e come forma universale della riproduzione della società - si oggettivizza nell'immagine delle categorie sociali (merce, denaro) senza eccettuare alcun membro della società, ma proprio per questo fatto esso è una particolarità inconscia dello stesso soggetto. Una costituzione sociale incosciente, che risulta da categorie come "funzioni", codici, condotte, ecc., per mezzo delle quali sorgono all'interno sia il "dominio alieno" che "l'auto-dominio" a diversi gradi e su piani diversi.
Il "dominio dell'uomo sull'uomo" perciò non va inteso nel suo grezzo senso esterno e soggettivo, ma come costituzione totale di una forma compulsiva della stessa coscienza umana. Repressione interna ed esterna si trovano sul medesimo piano della codifica inconscia. Dominio delle tradizioni, potere militare e poliziesco, repressione burocratica, "coercizione muta della relazioni", reificazione, auto-cosificazione, auto-violazione ed auto-disciplina, oppressione sessuale e razziale, auto-oppressione, ecc. sono solo forme fenomeniche dei una sola e medesima costituzione della coscienza feticistica, che getta una rete di "potere", e quindi di dominio, sulla società. Il "potere" non è altro che il fluido universale e penetrante della costituzione del feticcio, la forma fenomenica sia interna che esterna - da sempre presente - della stessa coscienza formale.
Il concetto di dominio non deve perciò venire semplicemente scartato per far sì che al suo posto si erga il concetto di costituzione del feticcio, che abbasserà il soggetto e le sue dichiarazioni a semplici marionette. Piuttosto, il concetto di dominio ed il suo concetto mediatore di "potere" devono essere dedotti come concetti della forma fenomenica universale delle costituzioni del feticcio, che a loro volta si manifestano sia praticamente che sensibilmente come spettro della repressione, o dell'auto-repressione, in diverse forme e su piani diversi. La forma del sé stesso incosciente alla coscienza si manifesta come dominio su tutti i piani. Nell'immagine del dominio, il soggetto, in quanto essere costituito dal feticcio, trova un contatto reale con sé stesso e con gli altri. Le categorie oggettivate della costituzione formano così il (rispettivo) modello, o la matrice, del dominio.
Il sistema produttore di merci entra oggi nella sua fase matura di crisi, e l'auto-contraddizione della costituzione del feticcio si aggrava fino a diventare insopportabile. La conseguenza non è la dissoluzione piacevole nella meta-conoscenza, ma la faccia inquietante di tale meta-conoscenza, il timore di fronte alla dissoluzione del soggetto e l'attaccamento (che confina col delirio ululante) ai codici della forma incosciente della coscienza. In tali condizioni, il "potere" si concentra nuovamente all'estremo. La repressione esterna della forza statale e dell'amministrazione burocratica e misantropica della crisi si cristallizza, secondo l'esempio della concorrenza e della forza bruta, a livello della criminalità, dell'odio politico, razzista o etnico e delle relazioni pedagogiche e tra i sessi: la "coercizione muta" dei criteri feticistici del successo si cristallizza come auto-repressione degli individui, i quali gli obbediscono ciecamente.

* nota: Questo non significa affatto che le donne empiriche non possano occupare la posizione del soggetto: tuttavia, esse devono assumere strutturalmente tratti "maschili", cosa che a sua volta porta a conflitti con il ruolo attribuito alle donne. Tale contraddizione oggi si è aggravata in maniera particolarmente esplosiva - insieme alla relazione soggetto-oggetto in generale - con la crisi dell'evolutissimo sistema feticista della moderna produzione di merci.

- Robert Kurz -

- 10 di 12 - continua ...

fonte: EXIT!


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