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Se volete ascoltare un disco folle, in grado di spiazzarvi a ogni brano, uno di quelli che quando pensate di aver capito in che direzione sembra andare, vi sorprende andando da tutt’altra parte, ecco, se cercate tutto questo, il consiglio è di recuperarvi l’album di Trivo, “Emoterapia”. Chi è Trivo? Trivo (vero nome Rocco Triventi) è un pazzo. O forse è un genio. O forse e più probabilmente tutte e due le cose. I primi nomi che possono venire in mente ascoltando alcuni dei suoi pezzi sono quelli di Bugo, per la stralunatezza, o di un Beck italiano: quindi Bugo, appunto. Però andando a sentirsi tutto il suo long playing, i nomi che vengono in mente sono un sacco di altri, davvero un sacco tra i più svariati, e quindi uno dei divertimenti dell’ascolto è quello di pescare tutti i possibili riferimenti e le influenze e i rimandi. Tra i nomi random che mi sono venuti in mente mentre ascoltavo il disco ci sono ad esempio: Nine Inch Nails, Mike Patton, Air, Eels, gli italiani Iosonouncane ed Edda, ma soprattutto il Badly Drawn Boy dei tempi dello splendido esordio “The Hour of Bewilderbeast”. Ma sono certo che a voi ne verranno in mente altri, magari del tutto differenti.
Attenzione però, non è come quando uno si ascolta Zucchero e va a pensare a quale gruppo o artista ha rubat… ehm copiato la canzone (di solito negli ultimi tempi si tratta dei Coldplay). Con Trivo la situazione è ben diversa. È un ascolto del tutto imprevedibile, in cui i suoni possono richiamare a qualcos’altro, ma sempre elaborato in maniera dannatamente personale. Tra frammenti strumentali, atmosfere da soundtrack, canzoni acustiche costruite su basi hip-hoppeggianti, voci di sottofondo, campionamenti, ambienti trip-hop, inserti a volte più rock, a volte più elettronici, a volte semplicemente più Trivo, ci si diverte un sacco. Il pregio del suo disco d’esordio “Emoterapia” è questo. Un luna park schizzato di suoni, idee, canzoni da cui ci si fa travolgere con grande piacere. Il limite è sempre questo. Nel panorama musicale attuale, italiano ma non solo, è più facile “vendere” un artista incasellato in un genere ben preciso. Trivo, pure regista, grafico, illustratore e pittore, oltre che cantante e polistrumentista, sfugge invece a tutte le definizioni e a tutti i generi. Ingovernabile e anarchico. Pazzesco ed entusiasmante. Difficile quindi che lo sentirete passare nelle radio di oggi. Ma uno come Trivo è già proiettato verso il futuro, a breve dovrebbe arrivare il suo nuovo album “Magnitudo” e chissà che nelle autoradio delle macchine volanti del 2020 non sarà il suo il suono che pomperà fuori dalle casse… (voto 7+/10)
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