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Teresa e gli intellettuali

Da Bibolotty
Teresa e gli intellettuali
Generalmente dimagrisce di dieci chili e si fa triste, come una pianta messa a bella posta in ombra, comincia a perdere foglie e a scolorire così, la mia rossa amica single, doma i riccioli ribelli in crocchie basse, evita il fard sulle guance morbide e persino il rossetto.
Busso più volte e non risponde, dalla porta semi aperta arrivano le note di un romantico Chopin e tra i più noti.
Luce fioca di candele mi guida fin nella piccola cucina dove, anziché gustose torte, vedo sul tavolo, libri sparsi. Stavolta non è uno qualunque, qui la situazione è proprio grave, c’è l’opera omnia di Canetti, e i meno leggibili di Saramago.
Ma lei dov’è?
Che ne è stato della piccola Teresa?
Qua e là vado in cerca di altre tracce.
Ecco, questa le mancava. Sul letto due grandi valige con dentro i suoi abiti, i più appariscenti: quello rosa confetto che ha indossato a capodanno, le scarpe vintage anni settanta giallo canarino, e pullover, crinoline e manicotti di pelliccia stile zarina.
Il bagno sembra vuoto, lo spazio lasciato dai nastri di raso di ogni dimensione e colore è stato occupato da foto d’intellettuali tristi, uomini nemmeno così belli e oltretutto morti.
C’è un Nietzsche baffuto che guarda nella vasca, severo e torvo Freud di profilo, quello solito, è riflesso nello specchio, cartoline in bianco e nero e foto parigine di pomeriggi piovosi e di amori romantici, baci dei più travolgenti, mani ossute, facce tese, e corpi.
Ci sarà di mezzo uno di loro!
Sono più che certa che Terry ha incontrato un intellettuale!
Eh no, adesso basta! Urlo nella speranza che Teresa mi senta, che dall’angolo dov’è rintanata a piangere lacrime di amarezza su lacrime di rabbia, sappia che stavolta è troppo.
Quando succede, la mia vita si stravolge! Mi chiama a ogni ora del giorno e della notte, piange senza dire una parola e urla, di tanto in tanto, che ha paura. Che lui la fa sentire brutta, che lui la rende dura, pessimista e insicura.
E poi sta lì al computer tutto il giorno, in cerca di una traccia, in cerca di un odore, di un segno chiaro, che per una volta, le confermi quanto lui sia indegno.
Indegno di respingerla a quel modo, di far giochi di parole che confondono, di spargere molliche di speranza nel suo piatto ormai vuoto per l’inappetenza.
Nel frigo latita persino la lattuga, mele tristi e rugose mi guardano in attesa di degna sepoltura, pezzi di pane duri e ammuffiti colorano di verde la tovaglia, macchiata qua e là e gualcita.
L’intellettuale può essere chiunque, un pittore, un attore, un musicista, un padre di famiglia o un notaio in pensione, chiunque può essere entrato nella testa dell’amica Teresa e chissà come!
Gli intellettuali veri, certo, si possono contare sulle dita di una mano: quasi mai si possono dire degli adoni ma c’è di certo che qualcosa di grosso ce l’avranno, e se non è ben nascosto, di certo quel qualcosa si trova nella testa.
Di solito si negano con il fare più gentile, e le ragioni sono sempre diverse. Che solitari e cupi preferiscono star soli, che sono annoiati del meccanismo dell’amore -pare che solo per loro sia sempre lo stesso - che braccati dalle donne, non vogliono più fare sesso.
Non la chiamano mai, questo è ovvio, certi uomini non trovano mai una ragione per scriverle anche di fretta un paio di parole, e spesso mi domando se è vero che esistono.
Ma certo che esistono! L’amica Terry non può essere ammattita! Sono solo loro che le fanno questo effetto.
La rossa amica è un tantino vanitosa, quando si sente rifiutata, ci si arrovella sopra. Non le piace quel darsi da fare attorno ad altre cose, è egocentrica tanto da diventare ottusa.
Terry, ti prego, non fare la cretina! Dai piccolina vestiti e in fretta! Ti porto a una festa divertente, mi ha chiamata Armando e dice che c’è un pacco di gente!
Esce dall’angolo con la faccia buia e triste.
La mia amica ha solo bisogno dell’amore e non importa di chi o per come.
Stasera giuro che te lo scaldo io il cuore. Non c’è niente di meglio di una buona amica, per prendere il coraggio a due mani, e decidere che con certe storie è meglio di farla finita.


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