i primi baci timidi e la giovane insolenza.Van via file allo stadio con l’ansia d’incontrarequello di quarta “C” che volevo baciare.Spariscono collette “ma che c’hai cento lire?”per comparar di Lucio Dalla l’ultima canzone.
E van via anche con lui pomeriggi pigri e lentidavanti a una versione, a verbi e ad accenti.Il ricordo e il sapore di un gelato al limone,di un falò in riva al mare e del deluso amore.Ma l’America è lontana dall’altra parte della lunae da lì il mio domani non mi faceva ancor paura.
Ancora il mio futuro non sembrava di vetroo potesse venir giù come un vecchio presepio.Anch’io ero ragazzina col cuore in allarmele parole di quel pezzo come unico calmante.Anch’io non conoscevo la strada per le stelle,il desiderio sì di lui e anche della sua pelle.
E chissà poi domani dove metterem le manino lacrime non fermarti, ti prego, fino a domani.E tutti stiam da allora ancora aspettando il Natale tre volte l’anno e festa ogni giorno.Quando tutti quegli uccelli faranno ritornoe ci sarà cibo e anche luce tutto l’anno.
Chissà che fine ha fatto quel vecchio giradischiIl mangiacassette rosso e i vinili pieni di raschi.Che fine avranno fatto gli amici in canadesele nostre prime ciucche e le fughe all’inglese.Non so cosa sarà, ma so quello che è statoricordo certi tempi e l’indelebile passato.
Son triste, sì lo ammetto, e me dispiace tanto,lasciar andar con lui quei tempi dell’incanto.I quaderni a quadretti su cui segnare accordiparole e melodie e ragazzini disaccordi.Le canzoni da cantare in gita a fine annoe tante belle idee che chissà germoglieranno.