Magazine Racconti
Non avevo mai visto la sua nuova casa. Chiamo un paio di volte e mi urla di andare “di qua”.
Un buon profumo mi guida verso la cucina.
Terry, in grembiule ovviamente rosa, mette in tavola un vassoio pieno di biscotti fumanti.
- E’un Tè speciale, giapponese, leggero e profumato!- e mi invita a sedere.
Mi porge la zuccheriera – quella che doveva andare con il servizio di piatti ma che in mancanza di nozze rimane a casa dei nonni!- e tira fuori degli zuccherini colorati.
C’è un alberello di natale verde, una cuore rosso, una bimba rosa e un bimbo azzurro. A me porge generosamente un cuore e mi schiocca un bacio sulla guancia, lei, afferrato per un braccino il minuscolo rappresentante del genere maschile, lo tiene fra l’indice e il pollice sospeso sulla tazza fumante, mi guarda e, con un’espressione veramente sadica lo lascia precipitare nel tè bollente.
- tu lo hai più visto?- mi fa – io no!- e si rannicchia sulla comoda poltroncina di vimini.
In cucina, per me, il tempo si ferma.
Se poi è come questa: le tendine bianche, le luci basse, e che profuma di biscotti ancora caldi, è normale che mi lasci andare a discorsi triti e ritriti, che mi rilassi nell’ascolto e nell’enunciazione di luoghi comuni, in fatti noti e grazie ai quali di continuo ci diamo ragione e ci ridiamo su.
Certo che ci ridiamo su! Non siamo mai così affrante, o pallide, e nemmeno deluse più di tanto quando ricordiamo le storie d’amore cui siamo sopravvissute.
E ridiamo anche di certi difetti o peculiarità, queste ultime visibili a occhio nudo, mentre i primi, ben nascosti.
-La questione è che questi spariscono anche se non gliela dai!- e di nuovo si rannicchia abbracciando le ginocchia e assaggia il risultato del suo lavoro, croccante e saporito.
Io invece, aspetto il racconto.
E’ chiaro che certi tipi li incontra soprattutto su questi maledetti e irrinunciabili social network, quando si mostra un pochino più che disponibile il che, purtroppo, accade spesso.
La maggior parte delle volte poi, si tratta di tipi che pescano a strascico, non dei metodici della canna da pesca – e su questo Terry e io abbiamo una buona teoria-.
E il modo migliore per fare incazzare una donna, per lasciarle un brutto ricordo, peggio di una macchia d'olio sull’abito nuovo, è quello di sparire dalla circolazione, e senza dare spiegazioni.
La storia è questa: un tizio, uno che se la tira il giusto, uno di che non sembra proprio piatto, uno con un minimo di pieno interiore, incuriosito dagli stati di Teresa, dalle sue foto e anche dalla sua procacità, la invita a pranzo.
Lui, regolarmente sposato, uomo affascinante ma per una volta -e grazie a Dio!- che ha voglia di cominciare la conoscenza non dalle tette ma dalle parole, dall’energia, dallo spirito e dall’intelligenza,la guarda negli occhi per l'intera durata del pranzo.
E per la prima volta dopo anni, forse per la prima volta in assoluto, Terry si trova di fronte a una magia: un uomo interessato più a lei che a se stesso, alla sua creatività nascosta, alle sue potenzialità, al talento.
Davanti alla Metro poi, si scambiano gli auguri e lui, spontaneamente – la mano di Terry ancora nelle sue- la lascia con un caldo e sorridente: ripeteremo presto e anche meglio.
E Terry già immagina l’appuntamento serale in un ristorante chic del centro. L’abito già ce l’ha.
Passa il Natale, il Capodanno, l’Epifania e arrivati a carnevale, Terry gli invia una e mail.
Nessuna risposta.
Dai, forse è all’estero le dico rassicurante.
Che motivo avrebbe uno per dirti che vi sareste rivisti “presto e meglio” se invece non ne ha nessuna intenzione.
In cucina si fa silenzio.
Io tiro fuori i miei “desaparecidos” e le dimostro quanto anche la mia lista sia piuttosto nutrita!
E così ci mettiamo a rivangare vecchie storie, quella del fotografo cubano fichissimo che prima dell’appuntamento, e quando già Teresa era sul treno per Milano, le mandò un sms dicendo che la sua ex fidanzata si era buttata dal sesto piano incinta di lui. Ma anche quella di Paolo, il belloccio artistoide che quando usciva con lei guardava con occhi concupiscenti il tizio al tavolo accanto, o Gianni, il biondo, quello che mandò all’appuntamento suo fratello gemello.
Ma Terry non sa, o fa finta, che difficilmente un uomo dice la verità, e anche se loro lo chiamano “tatto” si tratta solo di vigliaccheria.
Se non gli piaci proprio –perché diversamente “una botta” te la danno comunque-, il tizio in questione potrebbe dire la verità ingentilendola un pochino o, come si faceva prima del 2.0, potrebbe inventare delle buone scuse, magari anche fantasiose.
E invece no.
Adesso, con tutta questa “carne al fuoco”, certi signori non si preoccupano nemmeno di dare il ben servito: ti eliminano dagli amici e basta!.
Un bel giorno ti svegli e quello con cui sei uscita la sera prima semplicemente non c’è più, e se lo cerchi per avere spiegazioni si nega, e se insisti, diventi pure una stalker.
Basterebbe un semplice –no, grazie-!
Datemi torto se continuo a sostenere che su un’isola deserta ci andrei solo con la mia migliore amica: non lascia disordine, profuma di cannella, è morbida e sincera e cucina biscotti buonissimi.