Terry non ha mai cercato lavori troppo impegnativi, contratti a tempo indeterminato o cosa: una che gira il mondo, chissà dove sarà tra cinque anni, prendere impegni troppo lunghi le creerebbe solo danni.
Davanti a un’offerta troppo seria potrebbe prenderle un collasso, non è da lei andare in cerca di una sistemazione certa, non sa star sotto padrone, è libera anche in questo oltre che in amore.
E sì che di anni non ne ha troppi ma neanche pochi e ha lavorato sempre e da quando era ragazza, un po’ dovunque è vero e in mille condizioni e senza andare al tempo delle mele, quando nelle valli ne riempiva ceste intere, ha fatto la cassiera, la barista e la cameriera, in un circo la trapezista e in teatro il direttore di scena, come mascherina nei cinema era perfetta, anche la hostess sempre con la valigia, fra divise e passeggeri di prima classe.
In ufficio pignola segretaria, la penna sull’orecchio e l’aria seria, impiegata come baby sitter, venditrice porta a porta e parrucchiera: si adatta a tutto Teresa pur di lavorare, poter nutrire gatti e fare torte.
Terry coltiva a casa i suoi interessi, non mette la realizzazione personale nel lavoro, oggi almeno non le pare il caso.
Non è più il tempo della scelta, della ricerca di una strada, quello si poteva fare quando non regnava tutta questa confusione, all’epoca in cui per fare l’attrice dovevi avere un gran talento e se avevi una voce da cornacchia, non ti prendevano comunque per la tua bella faccia, perché il tuo amante era il nipote del sindaco o di quel ministro.
L’ambizione potevi averla nel tempo in cui contavano i risultati e non i rapporti, quando erano i successi a farla da padrone e non il cognome, un’epoca lontana in cui contava davvero ciò che avevi dentro, non solo chi conosci o chi sei stato.
Ma Terry passa anche su questo, è una che si adatta a tutto: andare a cena da tizio e a casa di sempronio, vedere gente e fare cose, essere presente, stare e attenta alla tendenza del momento, sempre col fiato sul collo di quello e di quell’altro.
Certo che farò buon viso a cattivo gioco, mi tappo il naso, chiudo gli occhi per un po’ e la questione è chiusa.
Non so se basterà cara Teresa!
Eh sì che comunicazione l’ha studiata, gli annunci di lavoro, quelli giusti, le saltano agli occhi, ama darsi da fare, invia curriculum e lettere ogni giorno, sempre gentili e personalizzate, aspetta il tempo giusto prima di lasciar stare anche perché sa bene che il momento è grave.
Eppure, mi dice infilando un biscotto al latte nel tazzone, mi pare che qualcosa sia cambiato, e per sempre, ed è la buona educazione della gente.
Capisco che in giro c’è disoccupazione ma una risposta di default almeno, un no grazie di qualsiasi tipo, non mi serve provi altrove, sold out ma ci dispiace, grazie per averci contattato le faremo sapere, un laconico saremo lieti ma siamo al completo, chiuso per ferie riprovi domani, un non hai vinto riprova un’altra volta, qui non c’è lavoro neanche a pagarlo... insomma qualcosa chi riceve la domanda potrebbe anche dirla.
La casella di “posta inviata” invece, pare suggerirle che al mondo è l’unica sopravvissuta: sopravvissuta alle invasioni barbariche dei presuntuosi, di quelli che hanno il culo al caldo e per questo fanno i boriosi, dei figli di chissà chi che si permettono di non dare risposte, come se fosse un’onta, per il rispetto altrui, mettere in fila due parole oneste.
Teresa capisce che a trovarsi dall’altro lato non è mai tutto rose e fiori, che quello del lavoro è un difficile mercato, ma lei ci si è trovata e molte volte e ha sempre risposto con delicatezza, sincerità e compassione: perché cercare lavoro, non è mai una gran bella missione.
Meglio una risposta qualunque anche se negativa piuttosto che un silenzio ostinato, un nulla di fatto che significa che la tua vita, non ha nessun significato.
Terry farà torte a vita piuttosto che chinare un’altra volta la testa.
Curriculum non ne vuole più inviare, e se la qualcuno la vuole, che la venisse a cercare!