Magazine Diario personale

Teresa qualunquista

Da Bibolotty
(In memoria di inutili lanci di monetine).



Teresa qualunquista
Esser nata qualunquista mi darebbe almen la gioia,di non sentire il peso della mia buona memoria.Io c’ero, per l’appunto, sotto l’hotel del “fu” Bettinoa lanciare monetine e a spianare un buon cammino.Allora ero ragazza forte, giovane e ottimista,ma oggi vorrei proprio essere nata qualunquista.
Non so se anche voi vi sentite un poco afflittida questo andare avanti in un clima di conflitti,e in questo quotidiano di scandali e tangenti,io sento forti brividi e mi batton pure i denti.Non so quale sarà il nostro prossimo futuro ma in questo clima qui io non riesco a tener duro.
Meglio allor parlare di passioni passeggere,di trasgressioni piccole, sottili e ahimè leggere,quelle di cui tanti sembran proprio aver bisognoma che si risolvono in un solitario sogno.In un infantile andare su e giù con la maninache ci lascia poi così: soli e forse più di prima.
Mi diceva la Susanna che sta sempre lì a chattareche in soli sette mesi si è data un gran da fare.-Il fatto è che sul social siamo tutti dei gran fighima poi a tu per tu siamo vigliacchi e anche pigri!-.Lo stesso accade quindi con i fatti di Governodi cui tanto parliamo per restar poi nell’inferno.
Non è male, dice lei, aver l’amante virtuale,ti distrae per un po’ ma senza farti male.Lo stesso che postare frasi sulla rivoluzionema poi starcene quieti a guardar la televisione.Forse un dì diranno che ci han tenuti quietidandoci l’illusione di esser tutti gran poeti.
Nemmeno ci si prova, dice Susy che ha esperienza,infine dell’incontro si può pure fare senza.E allora continuiamo a starcene qui dietroa scriver frasi fatte sul nostro viver tetroa fingere di esser grandi rivoluzionarima a pianger veramente sol se mancano denari.
Così no non si fa, non può succeder niente,se non ci si sente parte in causa veramente.Oppure è proprio vero che abbiamo solo a cuoreciò che non ci guasta il nostro innato buonumore.Che questo è un paese in cui si bada al proprio ortoe poi chi se ne frega se l’imprenditore è morto.
A me pare comunque che tutto questo virtualeci allontani un dall’altro e che faccia proprio male.Fa male all’amore, al cuore e al cervelloma forse è il potere che vuole proprio quello.Far sì che risolviamo il malessere da solie che ce ne stiamo qui a clikkare buoni buoni.
I fatti che succedono ci scivolano addossoe restiamo come cani a badare al nostro osso.A me spaventa tanto, la facile ironiasu cose che non sono che un’importante spia,la luce rossa che dovrebbe spingerci a reagireanziché lasciarci a casa a far finta di sapere.
Allora perché no, mi trasformo in qualunquista,la pianto di soffrire e faccio anch’io la mia bella lista,di frasi fatte che suggeriscan soluzionimentre solo altrove fanno le rivoluzioni.Restiamo tutti qui, io per prima, a cazzeggiarequando c’è chi coi nostri soldi va lontano a veleggiare.


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