Siamo oltre la metà del 2011, l'anno dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità Nazionale. Ma c'è davvero qualcosa da festeggiare? Davvero siamo un paese unito? Davvero quel sogno di esser liberi perché "uni" è stato raggiunto? A giudicare dalla cronaca, specialmente politica (per non parlare di quella economica) sembrerebbe di no. Ma dov'è cominciato tutto? Perché ci sono così tante difficoltà nel creare una vera e profonda integrazione tra le diverse parti dell'Italia, specialmente tra nord e sud?
Il cippo (in gergo tecnico detto termine) che vedete sopra ben simboleggia le passate divisioni e l'incompleta unità odierna. E' un cippo confinario (ce n'erano ben 686!) tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie, messo in situ nel 1847. Eccone un altro.
Queste foto fanno parte di un mio progetto, a cui sto lavorando da diversi anni. Un progetto che si è allargato, e da cui non riesco a staccarmi, perché ben rappresenta il mio modo di considerare la fotografia "fine art". Credo infatti che il rapporto tra il paesaggio e gli "oggetti" (edifici, borghi, simboli) che l'uomo vi colloca, possa esprimere meglio e più compiutamente concetti anche relativamente astratti, che difficilmente sarebbero rappresentabili in fotografia. La storia, l'equilibrio tra uomo e ambiente (o il disequilibrio), le vicende sociali, tutto può essere raccontato senza che gli esseri umani siano direttamente visibili (cosa che "attualizzerebbe" la fotografia, mentre a me interessa "l'atemporalità"), solo grazie a dei simboli, agli oggetti che l'uomo per le sue necessità inserisce nell'habitat circostante. Così, coerentemente con questa impostazione, ho deciso di esplorare la situazione socio-politica dell'Italia di oggi non attraverso lo strumento del classico reportage (come molti colleghi fanno con ottimi risultati), ma andando a ricercare gli elementi che sono alla base della nostra realtà di oggi. I cippi, appunto. Per la loro forma i termini ricordano simboli ancestrali, sono inseriti in splendidi paesaggi, il più delle volte montani, e soprattutto rappresentano con chiarezza il problema che tutti noi ci portiamo dietro: essere stati per secoli, per millenni, un popolo diviso in stati e staterelli, con dei confini ben precisi e spesso ben vigilati, cosa che ha impedito una più profonda integrazione. Lo Stato Pontificio, che in pratica spaccava in due la penisola, è lo stato europeo che è durato più a lungo: oltre 1000 anni! Così divisi, gli italiani del nord e del sud hanno sviluppato abitudini, consuetudini, tradizioni e a volte lingue profondamente diverse, che 150 anni di unità non bastano a superare e integrare. Ma credo che con la buona volontà di tutti, e i potenti mezzi della tecnologia moderna (televisione? No, Internet!), l'integrazione sia possibile e a portata di mano. Se i politici non ci si mettono di traverso, come loro solito. Ma questo è un altro discorso.
Intanto il mio progetto va avanti. Ho completato il confine principale (quello tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie), che sarà oggetto di una mostra a Tuscania, a Ottobre, di cui vi dirò più avanti. Su Lulu è disponibile anche una guida, agile, sul confine (guardate alla pagina Libri). Ora spero di trovare sostenitori e sponsors per continuare la mia ricerca sugli "altri" confini interni, quelli verso nord. Vi terrò aggiornati!