Da piccolo abitavo nella zona flegrea, in provincia di Napoli. Un territorio ricco di storia dove sorgevano le antica colonie romane di cui, ancora oggi, si trovano importanti testimonianze e resti. Nerone – pazzo ma non fesso – difatti era solito frequentatore delle terme (tra Pozzuoli e Baia), si rilassava godendosi le ricchezze offerte da questa terra baciata dal Signore.
La fertilità dei terreni era proverbiale: si racconta che bastasse far cadere un seme di una qualsiasi frutta per veder crescere spontaneamente un albero.
Io, insieme alle altre piccoli pesti del rione, giocavano nelle campagne vicino casa: due pietre fungevano da pali per le porte di fantasia, palla al centro e via con le infinite partite di calcio senza tempo e risultato. Altri giorni, invece, ci lanciavamo in lunghe esplorazioni in bici alla scoperta di monumenti abbandonati e antiche opere nascoste nelle masserie dei contadini locali.
Un esempio per tutti: l’antica necropoli in via Brindisi nel comune di Quarto: giunti sul luogo, nascondevamo le bici tra i cespugli, scavalcavamo le (deboli) recinzioni per entrare nella tomba romana incustodita (datata I sec. a. C.) e giocare ai giovani Indiana Jones. Purtroppo molte altre persone – con fini meno goliardici dei nostri – nel tempo hanno prelevato (leggi rubato) ogni pietra trasformando la “Fescina” in un rudere fatiscente.
La nobiltà di queste zone oggi è un concetto dimenticato.
Le cronache di questi giorni ci parlano di una terra martoriata e violentata nel tempo: ovunque si scavi, invece di antiche tracce romane, spuntano rifiuti tossici.
A Caivano, Qualiano e Giugliano le discariche abusive hanno costantemente inquinato le campagne che producevano frutta ed ortaggi esportati in tutt’Italia, simboli di fertilità e sana alimentazione. L’agricoltura della zona è stata uccisa dall’ignobile ecomafia.
Il disastro ambientale della Terra dei Fuochi oggi è sulle prime pagine dei giornali, seguono fiumi di parole, promesse e speranze, le nuove commissioni governative sostituiscono le vecchie ed iniziano da zero il lavoro, le decisioni tanto attese sono rinviate e le agognate bonifiche – un diritto per ogni cittadino – un miraggio in attesa di bla bla bla …
BASTA!
Perché non dichiarare la Terra dei Fuochi zona militare? Perché il Ministro degli Interni non si trasferisce a Caivano per rimarcare la sovranità dello Stato anche per le opera di bonifica in queste terre vessate ed abbandonate dallo Stato?
Il tempo è scaduto, vogliamo i fatti.
Nota di Michele Buonomo, Presidente di Legambiente Campania.
LEGAMBIENTE – «Ieri Casal di Principe, Qualiano, oggi Caivano domani siamo in attesa : ormai è una lotta impari con la terra che si è ribellata e scoppia per i troppi veleni. Nel 2013 gli anni di denunce sono diventati 25, un quarto di secolo. E’ la storia di un film già visto, raccontato minuziosamente in ogni Rapporto ecomafia e nelle migliaia di pagine tra documenti e atti giudiziari. Ma nulla s’è mosso. Nessuno fa nulla, territori sono ancora inquinati e di bonifiche nemmeno l’ombra. Anche se il cancro sta divorando intere famiglie, mentre l’Italia accumula procedure di infrazione europee e lo sconcerto di mezzo mondo. Cosa si aspetta per offrire concretamente un contributo di verità nei confronti dei tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza?»
MMo