Trilogia della montagna II. Secondo capitolo della Trilogia della montagna firmata negli anni Sesssanta da Yaşar Kemal, lo scrittore turco, di origine curda, più tradotto e conosciuto all’estero prima della comparsa del Nobel O. Pamuk. Scrittore prolifico e fluviale. Scrittore realista, attento al sociale, poco incline a scrutare l’ombelico della sua immaginazione personale e propenso più che altro ad ascoltare le voci del suo popolo e a restituirle, tramite romanzo, alla biblioteca della storia, che quelle voci troppo spesso dimentica. Terra di ferro, cielo di rame è il seguito di Al di là della montagna: stessi personaggi, stesso villaggio, diversa la stagione e diversa l’ossessione.
Dopo la fallimentare raccolta di cotone, che si compie all’imbocco dell’autunno, gli abitanti del villaggio di montagna ritornano alle loro case, lasciando giù in basso la pianura della Çukurova. A causa dei raggiri egoisti e tirannici del muhtar (il capo villaggio) i contadini hanno potuto raccogliere solo pochi chili di cotone e perciò il ricavato non basterà a coprire i debiti contratti durante l’inverno precedente. Si preannuncia una stagione di sofferenze e sacrifici. Mentre su fra le cime dei monti iniziano a esercitarsi i venti delle bufere invernali, nell’animo dei nostri protagonisti prendono a smuoversi le furie della paura e dell’attesa ossessiva. L’attesa di Adil Efendi che verrà a riscuotere i debiti dell’anno passato e non trovando soldi liquidi si porterà via tutto quel che c’è da portare.
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