Il motivo della discussione è che De Gregori dice quello che molti elettori dem pensano a proposito della sinistra. Dice, cioè, che il Pd è finito aggrovigliato nelle proprie visioni e nelle proprie posizioni.
E poi dice che alla Camera ha votato Monti: che praticamente è quello che hanno fatto molti del Pd - quelli che appartengo ad un certo modo di vedere il Pd ed erano esausti di quel cocciuto processo di spostamento troppo in là degli equilibri interni.
Roba che detta da me, accusato di liberismo ogni tre per due può anche essere, ma detto da quello che cantava "Viva l'Italia, l'Italia che resiste" suona come una botta pazzesca a Giovani Turchi, vecchi baffini, pseudonuovi giaguari e via dicendo.
Detto ciò, l'intervista è interessante, De Gregori è una voce autorevole del pantheon - una volta si usava questa parole, ricordate? - della sinistra italiana, ma è un cantante, non è Rosa Luxemburg e nemmeno J. Stuart Mill.
Dunque calma con la solita incontinenza, prendiamo l'intervista per quel che è, accettando e riflettendo sulle critiche - che sia chiaro, condivido pienamente, tanto che mi sembra quasi inutile sottolinearlo.
Ma non facciamola passare come la palingenesi - accezione geologica - del Partito Democratico.