La commissione Grandi rischi si è detta “disposta ad intervenire” per la vicenda del terremoto del Pollino e anzi il governo ha trovato un buon pretesto dal nuovo evento sismico per invitare i membri della commissione a ritirare le dimissioni date dopo la sentenza de L’Aquila. Ora rimane da capire in che cosa si dovrebbe concretizzare questo magnanimo intervento: non erano forse indignati per la condanna venuta nonostante che i terremoti non si possano prevedere? E allora se non si possono prevedere che cosa debbono intervenire a fare? Vogliono forse andare anche lì a rassicurare sur ordre di Gabrielli? O forse hanno finalmente deciso di mettere in campo quelle conoscenze che furono soffocate al tempo della tragedia aquilana? In effetti è avvenuto proprio questo, perché sfidando il teorema dell’imprevedibilità, avevano previsto che nell’area potesse verificarsi un terremoto di intensità pari al 5,5 della scala Richter.
Già questo ci dovrebbe far capire che le frasi fatte del tipo “i terremoti non si possono prevedere” sono come un sudario di orrendo semplicismo messo sopra una realtà enormemente più complessa. Un sudario per comporre il quale non ci è nemmeno vergognati di scomodare Galileo come ha fatto il ministro di Clini che certamente a quel tempo sarebbe stato dalla parte dell’Inquisizione. “Eppur si muove” non solo la terra, ma anche la consapevolezza che qualcosa si può ragionevolmente dire sulle probabilità che l’evento sismico del Pollino ha di provocare scosse più pericolose della prima. Così come si sarebbe pure potuto fare per L’Aquila. Ma allora la Scienza di Stato, interpretata dal gran ciambellano di Silvio, Bertolaso, decretò che non c’erano pericoli, così come oggi- se solo ne avesse le possibilità – la medesima scienza dichiarerebbe che i tumori dell’Ilva sono in realtà provocati dagli strascinati. O meglio ancora che i tumori non si possono prevedere.
Cosa che è naturalmente vera se si prende un singolo individuo, ma è una sciocchezza sul piano statistico. Il fatto è che dopo aver passato una sciagurata giovinezza a studiare Kuhn, Popper, Carnap e Feyerabend, le primitive stronzate che sento dire e scrivere in giro dal gelataio così come dal ministro, mi suonano come un’offesa personale. Uno dei responsabili di questo declino intellettuale è stato appena condannato: speriamo che il Paese non sia condannato a continuare su questa strada.
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