Desta molto scalpore la recente sentenza del tribunale di L'Aquila che ha condannato a sei anni di reclusione (addirittura più dei quattro richiesti della pubblica accusa) tutti e sette i membri della commissioni grandi rischi. L'accusa: non aver previsto il terremoto del 6 Aprile 2009 alle 03.32!
Questa sentenza tra l'altro è stata seguita dal plauso di molti aquilani che hanno poi affermato: "Giustizia è stata fatta...". Ma quale giustizia? La sentenza in questione è una assoluta corbelleria e mette in ridicolo la magistratura italiana già declassificata dopo la triste vicenda degli attacchi strumentali al capo dello stato! Non è assolutamente possibile prevedere un terremoto anche se lo stesso viene preceduto da un intenso sciame sismico. Il direttore del centro terremoti del South California Tom Jordan, uno dei massimi esperti mondiali ha commentato:
E’ incredibile che si possa accusare di
omicidio colposo scienziati che, dietro incarico di un’agenzia
governativa, stavano cercando di fare al meglio il loro lavoro in
circostanze molto ostiche. Il tribunale non ha attributo la
responsabilità al vero colpevole.
E oltretutto Jordan snocciola le statistiche affermando che storicamente i tremori sono in grado solo nel 1% dei casi di segnalare un terremoto e solo uno sciame sismico su trenta è seguito da un forte terremoto, sarebbe a dire solo lo 0.03%. Solo in base a queste statistiche il giudice avrebbe dovuto assolvere completamente gli scienziati che invece sono stati condannati ingiustamente e probabilmente pagano una sorta di spirito di rivalsa da parte della popolazione locale.
I veri colpevoli sono invece da ricercare in quei politici che hanno permesso il downgrade sismico della zona dell'Aquilano e hanno così permesso di costruire edifici che non rispettavano i canoni (questi ultimi per davvero scientifici) di resistenza sismica data la località. Alcuni palazzi sono stati edificati addirittura usando sabbia di mare prelevandola dalla costa adriatica. E' a queste persone irresponsabili, semmai, che i parenti delle vittime devono chieder conto e non agli scienziati della commissione grandi rischi.
Le conseguenze di questa sentenza sono ora nella crisi della intera Protezione Civile, il presidente della commissione Luciano Maiani annunciando: «Non vedo le condizioni per lavorare serenamente» si è dimesso, seguito a breve distanza da tutti i capi dell’organismo: il professor Mauro Dolce, il vicepresidente Mauro Rosi e il presidente emerito, Giuseppe
Zamberletti. Conseguenze queste della santa inquisizione contro scienziati che invece facevano solo il loro lavoro al servizio della comunità.