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"La ricostruzione dell’Emilia distrutta in queste settimane; ma anche la ricostruzione della città de L’Aquila; la messa a norma per la sicurezza sismica di tutte quelle abitazioni, edifici pubblici, le opere d’arte, le fabbriche… che sparse per un territorio nazionale in gran parte a forte rischio sismico… ebbene tutto questo è un reale progetto di ricostruzione materiale di un’Italia ora in decadimento. La ripresa del sistema lavorativo edile non può che avvenire in questo modo: attraverso il restauro, la ricostruzione, la messa in sicurezza…. Lavoro e lavoro da fare… e, si sa, il sistema di un’edilizia (finalmente virtuosa, non solo produttrice di espansione del cemento nei territori) porta con se a effetti positivi in tutti i settori che in qualche modo sono annessi a queste attività (e sono moltissimi, i più disparati)."
"Prima del 2003 quel pezzo di Emilia Romagna non era considerato zona a rischio. Solo dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia la cartina, in realtà pronta dal 1999, è stata modificata. Fino ad allora i capannoni sono stati costruiti come se la terra non avrebbe mai tremato. «Non c’è un problema di violazione delle regole – dice Gaetano Maccaferri, presidente di Confindustria Emilia Romagna – semmai una questione di aggiornamento delle regole. Ma non dimentichiamo che in questa zona l’ultimo terremoto forte risale al 1500. Chi poteva dirlo?»."
"Dobbiamo dire grazie proprio a quella cartina aggiornata con quattro anni di ritardo se buona parte dei capannoni emiliani sono venuti giù uccidendo Gianni, Kumar, Mohammad e tutti gli altri operai che si stavano guadagnando lo stipendio. Perché è stato proprio in quegli anni che anche l’economia del capannone ha vissuto la sua bolla."
Alla HAEMOTRONIC, azienda biomedica di MEDOLLA (Mo), il sisma ha
devastato l’edificio provocando una vittima fra gli operai. La struttura è
collassata completamente. (Lapresse, da “il Corriere.it”)