Sono costituiti da scarpate, fratture, ecc., che generalmente si formano in occasione di forti terremoti, con magnitudo superiore a 5,5″.
I più dannosi sono gli effetti secondari: “Gli effetti sismoindotti piu’ comuni possono essere ricondotti a fessurazioni del terreno (in terreno rigido, in sedimenti fini e/o in strade asfaltate), frane in aree montuose, fenomeni di liquefazione e compattazione del suolo, sollevamenti e abbassamenti, collassi del piano campagna, anomalie idrologiche”.
In questi giorni alcuni staff di ricerca sono attivi nelle aree dell’epicentro emiliano, ovvero tra le Province di Modena, Ferrara e Mantova, rilevano dati e studiano.
Ad oggi, dall’intervista rilasciata all’Agi dal professor Castaldini sembra che ”Gli effetti ambientali rilevati hanno evidenziato soprattutto fenomeni di liquefazione sia puntuali che disposti lungo una complessa serie di fratture (rilevate essenzialmente nella zona tra S. Agostino e Mirabello in provincia di Ferrara) non imputabili a fagliazioni superficiali ma piuttosto ad espandimenti laterali. Da segnalare, inoltre, l’innalzamento della falda freatica di alcuni metri con fuoriuscita di sabbia da numerosi pozzi e il rigonfiamento del fondale di lunghi tratti di alcuni canali. La fratturazione del terreno ha localmente determinato la rottura di tubazioni interrate”. “L’ubicazione dei fenomeni di liquefazione, che hanno portato in superficie notevoli quantita’ di depositi prevalentemente sabbiosi, sembra essenzialmente controllata dalla distribuzione di paleoalvei del fiume Po (Valli Mirandolesi), del Secchia (zona San Possidonio, Concordia) e del Reno (zona tra S. Agostino e Mirabello). In particolare, nella zona di San Carlo i fenomeni di liquefazione ed espandimento laterale hanno dimensioni rilevanti e hanno portato all’evacuazione di alcune zone del paese”.
Dopo le scosse del 29 maggio il cui epicentro e’ situato piu’ ad ovest rispetto al terremoto del 20 maggio, mostrano una parziale riattivazione dei fenomeni di liquefazione piu’ vicini all’epicentro, e la creazione di nuovi in corrispondenza di esso (come ad esempio a Cavezzo e a San Possidonio). Secondo le testimonianze raccolte in tutta l’area epicentrale, i fenomeni di liquefazione sono iniziati a pochissimi minuti di distanza da entrambi i sismi, sono durati diversi minuti e sono stati anche caratterizzati dalla fuoriuscita di getti di acqua alti anche oltre un metro. Sul sito del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia e’ visionabile un video sulla liquefazione dei terreni. Il professor Castaldini ha dichiarato all’Agi che “In generale, e’ possibile affermare che la distribuzione e le dimensioni del danneggiamento sono stati in gran parte controllati dalla presenza di effetti geologico-ambientali sismoindotti”.