Magazine Diario personale

“Terricate” by Mirella Corvaglia

Da Parolesemplici

radici

 A ‘nthrà la nuda terra, a sutta a ulìa,

dhru pane e pummidoru, ma comu te sapìa!

Se poi lu ‘ccumpagnava u pipirussu,

era de veru na mirenna de lussu!

Anthrà li cannaliri scinnìa u mieru

e tuttu era chiù sanu e chiù sinceru.

Quannu turnavi straccu de a fatica,

a casa te spittava la pignata

de ciceri, pasuli, o de piseddhri,

ca nonci la schifava mai ciuveddhri.

Allu crai te tuccava panicottu,

cu li resti, ca nienti scìa minatu:

oju, pane, pignata e la verdura

divintavane n’authra creatura.

Traduzione

Radici

 Stando in campagna, sotto gli alberi di ulivo,

quel semplice pane e pomodoro era un pasto gustoso.

Se poi lo accompagnavi con un peperone

allora diventava ancor più buono.

Nella gola arsa scendeva il vino

e tutto era più sano e genuino.

Quando tornavi stanco dal lavoro,

a casa trovavi la minestra di legumi

di ceci, di fagioli o di piselli

e nessuno la rifiutava.

L’indomani coi resti e con gli avanzi

si preparava un sano pancotto:

olio, pane, legumi e verdura

e il cibo riviveva un’altra vita.

 

Poesia classificata al 3° posto al Premio internazionale di cucin poesia “Cucin’Arti in Versi

MOTIVAZIONE: Pennellate semplici e nitide, armonizzate dalla rima baciata, fanno di questo componimento poetico, in dialetto salentino, un dipinto chiaro della vita contadina e delle abitudini alimentari di un tempo passato, che attribuiva al cibo un valore sacro.

Dalla semplicità delle nostre radici  ( ” terricate “, come dice il titolo ) arriva forte fino alle generazioni future l’ insegnamento a mangiar sano e a non sprecare il cibo.

Rilevante dunque appare la duplice funzione di questi versi : il recupero della memoria storica e il valore pedagogico nel trasmetterla ai giovani.


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