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Terza Puntata It’s Only Rock ‘n’ Roll…And I like It!!!

Creato il 13 dicembre 2011 da Gaetanocelestre @GaetanoCelestre

Terza Puntata It’s Only Rock ‘n’ Roll…And I like It!!!

“da Nove n.20, periodico di attualità, politica, cultura e sport”

It’s only Rock ‘n’ Roll… And I like It!!!
Terza Puntata

L’appuntamento, il primo giorno di prove.

Si suonava nel garage, come pretendevano le migliori tradizioni del rock fatto in casa. Il garage del bassista, per essere precisi. Saltellava, quest’ultimo, saltellava e sorrideva come un piccolo gnomo che abita dentro un fungo allucinogeno (link), tanto era felice di far parte di quella grande avventura. Sprovveduto!
Alzò la saracinesca e contemporaneamente giunsero i due Dioscuri sulla loro fiat 127 decappottabile, la radio sparata che spargeva copiosa nell’etere le note ruvide dell’armonica di James Cotton (link). Si affacciò qualche signora, svegliata nella canicola del primo pomeriggio, ma all’udire quei suoni strani e non il solito unz tunz, nessuno ebbe coraggio di profferir parola e le persiane furono richiuse all’istante. Le braccia appoggiate per metà fuori dallo sportello, sigarette accese e sunglasses a goccia, così si presentarono le due rockstar. Polluce ticchettava con le falangi sulla lamiera dell’auto, sembrava quasi fosse in atto un ritardo da parte degli altri componenti della band.

Il bassista guardò l’orologio e invece s’avvide d’esser in anticipo.

Castore si accese un’altra sigaretta, ne aveva due contemporaneamente in bocca. Ma il mito narra che una volta, addirittura, fosse riuscito a fare una disquisizione oratoria di circa tre ore sull’importanza degli assoli di Peter Green (link) dei Fleetwood Mac nel contesto degli imperativi categorici kantiani che si posero al mondo del british blues intorno agli inizi degli anni ’70, tutto ciò con sei sigarette in bocca ed altre otto nei vari orifizi liberi del suo corpo. Non voglio precisare con quale distribuzione e soprattutto non scenderò nel particolare di quali fori lui ritenne liberi.

Tornando al momento delle prove:

«Ho impegni per la pasqua che verrà tra due anni! – disse Polluce con la voce annoiata di chi si stava appisolando – Che si fa, scarichiamo?» – indicando con il pollice i due ampli nei sedili posteriori.

Insomma, a farla breve, le prove non andarono granché bene. Mancavano le blue notes al bassista e il batterista sembrava sceso da un’astronave, oppure appena salito, a seconda del punto di vista.

Forse, ironia della sorte, il pezzo che veniva meglio era proprio la non troppo voluta Cocaine. Magari perché scocciava suonarla persino a chi l’aveva proposta. Giunti al pezzo di Pino Daniele, guarda caso, Castore disse che non aveva avuto il tempo di prepararlo.

E in tal guisa, nei mesi a seguire, mai fu pronto. Non è che non gli piacesse, anzi, solo che non era stato scelto da lui. Cocaine, in maniera indisponente, continuava a resister qual pezzo suonato meglio. Beh, ho detto meglio, mica bene. Polluce continuava, mese dopo mese, a non azzeccare la tonalità del suo ritornello, in effetti. Castore stava persino diventando violento e voleva commettere un fratricidio. Io, ovviamente, non ero presente, ma si narra che i diverbi tra i due assumessero talvolta tonalità da romanzo d’appendice, tipo cappa e spada. E chissà per quanto le cose sarebbero andate avanti così.

Sennonché, in una serata trascorsa tra scherzi e bevute, col sottofondo di Lei it Bleed (link) degli Stones, che si intonava benissimo al momento, ed una steel guitar che non smetteva di tormentare le orecchie di Polluce – forse però era una zanzara – sotto gli effetti devastanti del buon vino della Virginia (link), Castore prese accordi per suonare con un tizio che aveva un locale sulla provinciale e che doveva esserselo iniettato nelle vene l’alcool. Era un tizio pieno di coca e simpatia – come dice la canzone – che cercava qualche tizia che volesse poggiarsi su di lui, come dice sempre quella canzone. Polluce, nel frattempo, malgrado il ronzio nelle orecchie, ci provava con una ragazza, ignaro di tutto, e le diceva che se voleva poteva pure prendersi il suo braccio, o anche la gamba, ma che per favore gli lasciasse la mente, sempre come dice la canzone. Così andò la serata. L’indomani si sarebbe discusso.

To be continued…

Gaetano Celestre



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