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C'era una volta, il mese di Gennaio, tanto freddo quanto ombroso, che si divertiva ad aspettare che la Merla, uscisse dal nido in cerca di cibo per i suoi pulcini, per portare sulla terra freddo e gelo.
Stanca di quelle continue cattiverie, la Merla, un anno, decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la Merla, pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a fischiettare per sbeffeggiarlo.
Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia.
La Merla riuscì a trovare rifugio in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la Merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio chiaro, si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende, anche in questa si nasconde un fondo di verità, infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31.
Sempre secondo la leggenda, se i "giorni della Merla" sono freddi, la primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà in ritardo.
Sabato mattina la luna faceva capolino da dietro gli alberi, nel cielo terso.
Fino al tardo pomeriggio, qui a Pierino ha soffiato una gelida tramontana, mentre i ragazzi del Piazzesi mi sistemavano il ciglione franato a Natale, con lo sciogliersi della neve.
Alla sera, portata dal vento che continuava ad essere forte e gelido, è arrivata la pioggia.
Il vento è calato e la notte ha piovuto molto.
La domenica ha continuato a piovere fino a tarda mattinata, tenendo al capanno i cacciatori della battuta al cinghiale.
Nel pomeriggio è uscito il sole, sono usciti i battitori, si sono sentite le grida e qualche sparo, ma l'aria si è fatta più fredda, insistente e pungente.
Questa mattina il cielo era terso e luminoso, da Pierino si vedevano le cime innevate delle Apuane, il Monte Serra sbiancato tra le antenne, il colle di San Miniato livido e vicino.
Ma le montagne fiorentine non si vedevano, coperte da un manto scuro, immobile.
Nel pomeriggio l'aria si è calmata e sul far della sera, anche con il calare delle tenebre, l'aria si è fatta dolce, e si lavorava bene nella mia baracca.
Chissà come sarà la primavera? e, soprattutto, tra quanto arriverà?
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