Foto di Genova.Erasuperba
Intorno alle Grandi Opere ci sono opinioni varie e contrastanti. Alcuni le giudicano imprescindibili per l’avvenire dell’umanità, alcuni inutili e dannose, e fra gli apocalittici e gli integrati si trovano nutrite schiere di indifferenti.
Facciamo il punto su qualcosa che riguarda da vicino Liguria e Piemonte, ed è un gigante pressoché sconosciuto: il Terzo Valico. Questa linea ferroviaria ad alta capacità e alta velocità si sta sviluppando fra Genova e Tortona, per un totale di 53 chilometri, di cui 37 in galleria. Il governo lo sbandiera come impresa che produrrà occupazione e ci farà decollare verso il progresso, mentre i dissidenti, spesso dati alla mano, la giudicano ormai obsoleta nonché pericolosa dal punto di vista del rischio idrogeologico.
Per non perdermi nel mare dei discorsi vorrei parlare di qualcosa che opinione non è, ma ha una sua solidità e concretezza: le rocce verdi liguri e piemontesi, in particolare le serpentiniti, lungo la linea Sestri-Voltaggio, zona interessata dal tracciato del Terzo Valico. Queste rocce sono potenzialmente amiantifere. Ora, siccome non sono nate proprio ieri, va detto che la loro pericolosità in caso di scavo era nota a tutti i geologi. Perché il Consorzio Cociv (general contractor dell’opera) ha sottostimato il rischio? Perché le Istituzioni non hanno controllato? Le rassicurazioni sono invece state sprecate e il gigante è andato avanti, fino alla notizia dell’estate 2015: negli scavi di Isoverde (Campomorone) la concentrazione del minerale è superiore alle soglie consentite.
A parte che l’OMS non ritiene ci siano concentrazioni ritenute sicure, non vi pare che qualcosa non abbia funzionato?
Ma il pool degli esperti ha sbagliato qualcosa? Oppure vedremo il loro naso allungarsi?
Nessuna delle due ipotesi ci allevierà le preoccupazioni.
Intanto i detriti estirpati alle nostre verdi vallate circolano incessantemente nelle due regioni. Attualmente nel parco ferroviario del Campasso, a Sampierdarena, è sorta una catena montuosa di smarino proveniente dagli scavi del Terzo Valico in corso a Fegino. É nata in poche settimane, e l’orogenesi continua.
Dobbiamo credere che in queste vette non ci sia l’amianto?
E nella migliore delle ipotesi, quante polveri dovranno respirare gli abitanti in nome del progresso?
Alcuni mesi fa tredici sindaci dell’Alessandrino, hanno chiesto ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente uno studio approfondito e dettagliato sulla presenza di amianto nel tracciato, per tutelare la salute dei cittadini. Che è la stessa del loro ambiente.
La posizione dei sindaci liguri mi pare ben diversa.
Dov’è finito il bosco? É sparito. Dov’è finita l’aquila? É sparita. É la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.(1)
E i cittadini, quando tuteleranno loro stessi?
[Marina Salucci]
(1) Dalla lettera di Capo Seattle al Presidente degli Stati Uniti – 1854