Tesoro, questa sarà un'estate particolare.
E non per l'eclissi, non per la fine del mondo
che tanto non ci sarà. Il guaio è che non siamo
vecchi abbastanza per rimpiangere la felicità,
né giovani quanto basta per essere sicuri
che oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
In ogni caso, ne abbiamo di energia da vendere, noi,
e fegato a iosa e denti che possono benissimo
sostituire l'aquila del mito.
Tanto il fegato si rigenera, e quanto all'energia
quella che circola nell'universo è sempre la stessa.
E ne abbiamo da dire a quelli che hanno vent'anni
sulla passione e sull'amore appeso
al trillo di un cellulare
e sulle scopate una dopo l'altra che ti ritrovi a sentire
che l'abitudine è un'invenzione dei preti,
degli impotenti, dei mariti e delle mogli,
di gente tutta cioè che passa il tempo ripetendosi
c'era un tempo, c'era un tempo.
Bene, in un mondo del genere,
io non ho nulla da fare.
Ti ho incontrata, e chiamato Beatrice.
Che ti chiamassi davvero così, è solo un caso.
O una coincidenza.
Ce l'ho messa tutta per amarti.
Ma ciò che ho fatto non basta.
Tu stessa hai fatto lo stesso.
E anche questo non basta.
C'è sempre qualcosa ancora da fare in situazioni così.
Per esempio, chiedersi se si è teneri abbastanza.
E duri, quanto occorre per non convincersi
che la felicità è un diritto in stretta relazione
con il dna o con i coglioni.
E stupirsi che l'altro ci respiri sulle labbra.
E ci dica buongiorno e prepari il caffé.
E venga a passare l'estate nello stesso mare.
E ci faccia un pompino
o ce lo infili dicendoci ti amo.
Bene, noi non siamo folli,
né santi, o pervertiti e ciarlatani.
Io e te non siamo di quelli
che se ne vanno in giro
a giurare di non aver mai deluso nessuno
e di provare ancora gusto a vivere come si vive.
Abbiamo avuto ciò che volevamo,
e al prezzo giusto che hanno certe cose.
Ed ora eccoci qua, con questa nave che parte
alle ventuno in punto, e questa estate particolare
che promette d'essere generosa di struggimenti e desideri.
E la paura di vivere troppo.
Di morire
senza avere avuto il tempo di dirci
ciò che era necessario dirci prima che la nave partisse.
Luther Blissett, da "Spleen"