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Tesoro: un 2014 difficile

Da Etomaello @etomaello

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Conti pubblici che si appesantiscono, rating poco sopra il livello junk, istituti di credito italiani alle prese con vincoli regolamentari crescenti e non altrettanto crescenti utili.

Il Tesoro mette le le mani avanti. Con lo scopo di garantirsi un anno meno impervio e ben 470 miliardi di euro di emissioni, il MEF ha deciso di introdurre garanzie sui derivati con uno scopo evidente: favorire “un più agevole ed economico collocamento di titoli di Stato grazie anche all’alleggerimento dell’esposizione creditizia delle controparti bancarie“.

Ma cosa significa questa affermazione?

Ben 17 su 20 dei cosiddetti Specialist in titoli di Stato Italiani, sono banche estere: sono le stesse banche che sono controparte di gran parte dei derivati conclusi dal Tesoro negli anni scorsi. La decisione di garantire maggiormente chi ha sottoscritto i derivati, in gran parte su tassi di interesse, raggiunge lo scopo di attenuare il rischio Italia per le singole banche straniere, che essendo Specialist, sottoscrivono buona parte del debito emesso dal Tesoro.

L’introduzione delle garanzie potrebbe anche essere preparatorio al ritorno sul mercato delle emissioni in valuta, a partire da quello in dollari dove l’Italia è assente da circa un triennio.

Il ruolo delle banche estere sarà dunque cruciale l’anno prossimo, quando le tre banche italiane rimaste Specialist (Monte Paschi, Unicredit e Intesa), saranno impegnate chi in riduzioni imposte del portafoglio titoli, chi nel mantenimento dei vincoli posti dalla supervisione bancaria europea.

Le banche italiane quindi difficilmente riusciranno nel 2014 ad incrementare la quota già detenuta di titoli di Stato per un duplice motivo: la quota di attivo investita in titoli è sui massimi dalla nascita dell’euro (10,3%) e la dinamica degli attivi non sarà favorevole, almeno nel prossimo semestre.



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