Per qualche motivo che, onestamente, non so bene spiegarmi, mi sono sempre tenuta abbastanza lontana dalla letteratura dei paesi nordici. Potrebbe essere perché la maggior parte dei libri che ha invaso il mercato italiano appartiene al genere thriller/giallo (vedi la trilogia di Stieg Larsonn o le opere di Camilla Läckberg) un genere che non mi ha mai attratto più di tanto. Ed ero assolutamente convinta, complice anche un retro di copertina un tantino fuorviante, che questo libro fosse una variazione sul genere. Ho quindi aspettato parecchio tempo prima di leggerlo. E ora, dopo averlo concluso a notte fonda perché non riuscivo a staccarmi dalle sue pagine, mi sento davvero un po' stupida per aver aspettato tanto.
Il libro non è assolutamente un giallo, bensì un'incredibile saga familiare in grado di conquistare e appassionare il lettore come non molti libri sanno fare. La storia racconta di tre generazioni della famiglia: parte dalle avventure del nonno Askild, ingegnere reduce di guerra con la passione per l'alcool e per lo stile "cubista" che cerca in ogni modo di imporre anche nei suoi lavori ingegneristici, e della moglie Bjork, appassionata di romanzi rosa e pentita ogni giorni di aver scelto Askild come marito invece del bel dottore che le ha sempre fatto la corte. Si passa poi alle vicende del figlio Niels, soprannominato da tutti Orecchie a sventola per via di quelle enormi appendici che fanno da cornice al suo volto, dalla sua nascita direttamente nella latrina di casa, al suo spirito imprenditoriale che fin da bambino che lo portava a vendere granchi al mercato e a imbrogliare i suoi coetanei, fino all'adolescenza, con l'incontro di una femme fatale prima e dell'amore della sua vita dopo. Accanto a lui si muovono la sorella ritardata Anne Katerine e il fratellino minore Knut, che un giorno si ribella alla famiglia e parte per non tornare più. E poi c'è la generazione più recente,quella formata dai figli di Knut, Asger e Stinne, che raccontano i loro ricordi di bambini e la loro vita fatta di fantasmi, sensi di colpa e teste di cane nascoste nel buio in cantina.
E' un romanzo davvero incredibile, scritto molto bene, una volte che si riesce ad entrare nello stile dell'autore (non so, trovo che lo stile degli autori dei paesi nordici sia un po' particolare e a volte, soprattutto nelle prime pagine, mi risulta un po' ostico). Si ride, ci si arrabbia, ci si commuove e si riflette anche un po' su certe dinamiche familiari, in questo caso sicuramente un pochino esasperate e comunque figlie del periodo e del luogo in cui sono ambientate, che non sono poi molto diverse da quelle che ogni grande famiglia vive ogni giorno. E' impossibile non affezionarsi ai personaggi (i miei preferiti sono indubbiamente nonno Askild, il nipote Testa di Mela e Orecchie a sventola fino a che non diventa adulto) e non partecipare con una forte empatia a tutto quello che succede, di felice ma anche di terribilmente triste, a questa famiglia che cerca in ogni modo di non lasciarsi trapassare dal buio...
Merita davvero!
"Non lasciarti trapassare dal buio" disse una volta mio padre, "è molto meglio se il buio lo trapassiamo noi"
Nota alla traduzione: a parte qualche refuso e qualche virgola di troppo, il romanzo è tradotto a mio avviso molto bene (anche perché non deve essere assolutamente facile tradurre da una lingua così distante dalla nostra).
Titolo: Testa di cane
Autore: Morten Ramsland
Traduttore: Eva Kampmann
Pagine: 325
Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Feltrinelli
ISBN: 978-8807720048
Prezzo di copertina: 9,00€
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