Quando ci siamo trasferiti a Londra avevo un’unica, grande preoccupazione:
Sara e l’inglese.
Perchè lei non conosceva che pochissime parole della nuova lingua.
Perchè ero consapevole del fatto che si sarebbe ritrovata a saltare un anno, passando dalla prima elementare italiana all’year 3 inglese.
E, quindi, i primi mesi sono stati parecchio difficili.
Per lei. Ma anche per noi.
La sua teacher, fin dal primo giorno, ci ha pregato di parlare esclusivamente in inglese anche a casa (cosa che faceva comodo anche a noi, s’intende…meglio esercitarci il più possibile a parlare).
Poi, piano piano, ha iniziato ad ingranare e, anzi, ha spinto sull’accelleratore:
La lettura è stata la sua ancora di salvataggio.
E lo dico con un certo orgoglio.
Che, da bookaholica non potevo che generare una piccola lettrice seriale
Diciamo che qui sono anche facilitata.
Siamo in un paese in cui, nonostante le mille incongruenze, c’è un punto fisso: l’immenso amore, e rispetto, per tutto ciò che è cultura.
E si comincia da piccolini a leggere e a frequentare le biblioteche.
Tornando a noi, dopo i primi mesi di difficoltà Saruccia mi è esplosa in un tripudio di inglese che fatico a starle dietro.
Ha acquisito proprio l’accento (quello che difficilmente io riuscirò mai ad avere), parla come una macchinetta e quasi quasi si ricicla insegnante per il daddy.
Ma c’è un grande rovescio della medaglia:
l’italiano.
Eh si, perchè dal momento che si sente più sicura con l’inglese lo utilizza anche in casa.
E li arriva il problema.
Sta dimenticando piano piano a parlare la madrelingua.
La capisce eh.
Ma le sfuggono le parole.
E anche l’accento è passato dal romanesco ad uno strambo modo di parlare “alla Don Lurio”.
Capita di sentirla al telefono con i nonni che, di tanto in tanto, mi cerca e:
Mamma, come si dice questa parola in italiano(u)?
Roba che i miei ci scherzano ma lo so che, sotto sotto son preoccupati dalla faccenda.
E allora nell’ultimo mese ho deciso di imporle di parlare in italiano a casa.
Ogni tanto ci riusciamo, il più delle volte devo ricordarle il patto.
Ora lo scoglio più difficile sarà quello di darle una conoscenza dell’italiano allo stesso livello dell’inglese.
E lavorare anche sulla lettura e scrittura.
Per questo motivo ho deciso che ci sarà un giorno alla settimana dedicato all’italiano, passando dalla cucina, al cinema ai libri alle canzoni.