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Testa Spalla Baby One, Two Three

Da Silbietta @silbi_etta
Flickr Photo by EAphoto 1988 http://www.flickr.com/photos/eaphotography1988/

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Quando ci siamo trasferiti a Londra avevo un’unica, grande preoccupazione:
Sara e l’inglese.
Perchè lei non conosceva che pochissime parole della nuova lingua.
Perchè ero consapevole del fatto che si sarebbe ritrovata a saltare un anno, passando dalla prima elementare italiana all’year 3 inglese.
E, quindi, i primi mesi sono stati parecchio difficili.
Per lei. Ma anche per noi.
La sua teacher, fin dal primo giorno, ci ha pregato di parlare esclusivamente in inglese anche a casa (cosa che faceva comodo anche a noi, s’intende…meglio esercitarci il più possibile a parlare).
Poi, piano piano, ha iniziato ad ingranare e, anzi, ha spinto sull’accelleratore:
La lettura è stata la sua ancora di salvataggio.
E lo dico con un certo orgoglio.
Che, da bookaholica non potevo che generare una piccola lettrice seriale :)
Diciamo che qui sono anche facilitata.
Siamo in un paese in cui, nonostante le mille incongruenze, c’è un punto fisso: l’immenso amore, e rispetto, per tutto ciò che è cultura.
E si comincia da piccolini a leggere e a frequentare le biblioteche.
Tornando a noi, dopo i primi mesi di difficoltà Saruccia mi è esplosa in un tripudio di inglese che fatico a starle dietro.
Ha acquisito proprio l’accento (quello che difficilmente io riuscirò mai ad avere), parla come una macchinetta e quasi quasi si ricicla insegnante  per il daddy.
Ma c’è un grande rovescio della medaglia:
l’italiano.
Eh si, perchè dal momento che si sente più sicura con l’inglese lo utilizza anche in casa.
E li arriva il problema.
Sta dimenticando piano piano a parlare la madrelingua.
La capisce eh.
Ma le sfuggono le parole.
E anche l’accento è passato dal romanesco ad uno strambo modo di parlare “alla Don Lurio”.
Capita di sentirla al telefono con i nonni che, di tanto in tanto, mi cerca e:

Mamma, come si dice questa parola in italiano(u)?

Roba che i miei ci scherzano ma lo so che, sotto sotto son preoccupati dalla faccenda.

E allora nell’ultimo mese ho deciso di imporle di parlare in italiano a casa.
Ogni tanto ci riusciamo, il più delle volte devo ricordarle il patto.
Ora lo scoglio più difficile sarà quello di darle una conoscenza dell’italiano allo stesso livello dell’inglese.
E lavorare anche sulla lettura e scrittura.
Per questo motivo ho deciso che ci sarà un giorno alla settimana dedicato all’italiano, passando dalla cucina, al cinema ai libri alle canzoni.


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