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Testamento in forma di rosa

Creato il 11 maggio 2012 da Cultura Salentina

di Lele Mastroleo

Testamento in forma di rosa

Pasquale Urso: Gigli (Litografia)

….quel cicalìo delle stelle,che ruba il tempo ai miei attimi, quella corsa lenta del mondo
che doppia il giorno e la notte, quel cambiare luce all’orizzonte
e trovarsi ancora senza me stesso, svestito di nuovo, a ripulire l’anima per potermi ritrovare.

E guardo dalla finestra dipanarsi i miei momenti,vedo muovere tutti i pedoni della scacchiera,
la torre che sposta l’ombra sui cavalieri e le regine che ballano sui marciapiedi,
mentre i ricordi continuano a dare scacco al re. E scivola sulla via, intanto,
un aquilone zeppo di pomeriggi e di capelli caduti, di storie inventate e mai scritte,
i corde d’equilibrista spezzate all’ultimo passo, di cerone impastato sulla mia faccia da buffone,
di sorrisi dimenticati sul lato più lungo della trave.il mare sta dall’altra parte del cielo,
fermo come guardiano del tempio, shomer delle onde,a bagnare di spuma e sale le mie notti.

Metterò il vestito buono alla festa del mio assassino.

Egli getterò le braccia al collo e lo accarezzerò con mani calde e desiderose,
e gli chiederò di fare piano per non svegliarmi.

Lascerò sul davanzale tutti i miei racconti,tutte le mie parole,gli intercalari della solitudine e della noia,
quelle note delle mani sul foglio e sulle righe, quasi solchi tra le rughe,
quei saluti della notte alla follia dell’attore e della sua controfigura.

Lascerò sul tavolo un bicchiere d’acqua ed uno di vino per togliervi la sete,
per dare un goccio ancora,alla pianta che nascondo nel muro a secco di casa di mia madre,
dietro il giardino con gli alberi di fico e di albicocco, sotto il verderame dei secoli,
passati sulla sdraio rotta ad aspettare l’incanto.

Alla Fortuna che mi ha dato da vivere e raddrizzato la barca sino al porto, lascerò una sola preghiera,
l’unica che son riuscito ad imparare e a mandare a memoria:

“…il poeta passeggia fra i seni altrui, fra lune altrui ed intanto si interroga sulla propria statura d’uomo.
Girano delicatamente piccoli e grandi emisferi ma non sanno svelargli quale delitto lo apparenti al rosso
dell’occaso o all’aurora del bosco…”


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