Testi di narrativa: come valutarli?

di Giovanni Agnoloni

Testi di narrativa: come valutarli? Lo scrittore Vieri Tommasi Candidi svolge questa attività su un portale ad hoc, e oggi risponde ad alcune domande che gli ho posto sull’argomento.

da ilpadenghino.it

- Perché oggi è necessario un servizio di valutazione di testi?

Perché non esiste più, o comunque è quasi scomparso, il mondo dei movimenti letterari, dei circoli, dei caffè, dove tra vino, tabacco, e magari qualche bella donna, si creava la nuova letteratura, e dove gli artisti, anche appartenenti a settori diversi, si confrontavano, si consigliavano, si scontravano. E così facendo si relazionavano di continuo, aiutandosi, crescendo insieme, eliminando alla radice quel dannoso solipsismo autoreferenziale tipico della società moderna. In poche parole adesso manca il termine di paragone per comprendere se è giusto o meno continuare sulla strada intrapresa. Non un particolare di poco conto. Ci sono tantissimi nuovi autori che inviano i manoscritti direttamente alle case editrici o alle agenzie, permettimi di dire, spesso senza un minimo di criterio o comunque senza sapere a cosa andranno incontro. Il risultato è un ingolfamento colossale che scontenta tutti, procurando sfiducia reciproca e allungando enormemente i tempi di risposta, se risposta arriva… Credo non ci sia neanche bisogno di aggiungere che questo va soprattutto a scapito dei veri talenti.

- Dedichi la tua attenzione soprattutto alla narrativa o alla saggistica?

Esclusivamente alla narrativa. È qui che sorgono i maggiori problemi. Il saggista di solito non è uno scrittore improvvisato, lavora quasi sempre su una base solida, dalla quale poi tenta di emergere con le proprie idee, le proprie intuizioni. Direi che per il saggista sarebbe più importante l’editing, ossia il lavoro di un esperto che entri nel merito dell’opera e riveda, passo per passo, il testo insieme a lui. Il narratore invece si trova a navigare nel mare magnum dell’opinabile, spesso senza altri punti di riferimento che la propria vocazione. Un termine di confronto si rende imprescindibile.

- Quale il tipo di criteri che segui in questo tipo di lavoro?

Un testo si valuta secondo moltissimi parametri, formali e sostanziali, e io certo non invento nulla di nuovo. Però posso dire che mi ripropongo di farlo considerando l’opera non come qualcosa da sezionare asetticamente, freddamente, per poi tirare una somma e ottenere un totale, ma come un unicum nel suo genere.

- Ritieni che esistano degli orientamenti, nel mercato editoriale italiano, da tenere presenti nel formulare una proposta a una casa editrice?

Per quanto mi riguarda vorrei precisare una cosa: io valuto soltanto il valore del testo e la sua pubblicabilità a prescindere da qualsivoglia orientamento. Oltretutto sarebbe impossibile stare dietro alle tendenze che, in un mondo così frenetico, variano anche da un mese all’altro. Se posso dare un consiglio ai nuovi autori, è proprio questo: scrivete ciò che sentite come parte di voi senza pensare al mercato. Sarà comunque più vero, più sentito e, se esiste bellezza, verrà fuori.

- Nel tuo lavoro, ti proponi soprattutto di “curare un testo” o di permettere alla “persona” che c’è dietro di emergervi con la sua complessità?

In realtà né l’uno né l’altro. Io mi pongo come un termine di confronto per l’autore, qualcuno con cui relazionarsi in modo da comprendere meglio a che punto è. Nel mio piccolo faccio, le veci degli antichi circoli, dei caffè o dei movimenti letterari. Se poi attraverso di me l’autore esce in tutta la sua complessità, ne sono ben felice, significa che il mio lavoro sarà stato in qualche modo utile.

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