Il batterio è normalmente presente nell’intestino degli animali (bovini, equini, ovini) e nell’intestino umano e viene eliminato con le feci. Le spore possono sopravvivere nell’ambiente esterno anche per anni e contaminano spesso la polvere e la terra.
Il batterio non invade i tessuti ma la tossina raggiunge attraverso il sangue e il sistema linfatico il sistema nervoso centrale, interferendo con il rilascio di neurotrasmettitori che regolano la muscolatura, causando contrazioni e spasmi diffusi.
Il periodo di incubazione può variare da 2 giorni a mesi, ma è mediamente di 14 giorni; la sua durata è condizionata dal tipo, dall’ estensione e dalla localizzazione della ferita. Solitamente, la severità della malattia è inversamente proporzionale alla lunghezza del periodo di incubazione.
Altri sintomi includono febbre, sudorazione, tachicardia. Il paziente rimane conscio e gli spasmi muscolari, provocati da stimoli anche minimi, causano dolore..
La malattia non è contagiosa, quindi l’isolamento nel paziente non è necessario. Il trattamento della forma generalizzata richiede il ricovero ospedaliero e consiste, oltre che nelle cure della ferita, nella somministrazione di siero antitetanico e soprattutto nel tentativo di sciogliere le contratture mediante miorilassanti. L’obiettivo è scongiurare l’asfissia in attesa che cessino spontaneamente gli effetti della tossina. Dopo una lesione cutanea, soprattutto se profonda o contaminata da feci, terra o saliva, è buona norma disinfettare immediatamente la ferita. La prevenzione del tetano si attua con la vaccinazione antitetanica.
articolo tratto dal Ministero della Salute