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Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

Creato il 20 luglio 2012 da Wsf

Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

Tetsuya Ishida è stato un pittore giapponese, meglio conosciuto per i suoi ritratti surreali di vita ordinaria in Giappone. Nato a Yaizu, Shizuoka, era il più giovane di quattro figli di un noto parlamentare e di una casalinga . Frequenta  la Yaizu Central High School fino alla sua laurea nel 1992. A proposito di questo periodo, Ishida dichiarò nelle sue pochissime interviste rilasciate,  che fu proprio durante questi anni di scuola  che i suoi genitori, e i suoi professori , esercitarono una forte pressione su di lui perchè intraprendesse la carriera di  insegnante o farmacista. Questo elemento infatti  appare in alcuni dei suoi dipinti che esplorano le aspettative dei giovani e della società.

Ishida entra  alla Musashino Art University dove si laurea  in Design della Comunicazione Visiva fino nel 1996. Terminati gli studi, insieme al regista Isamu Hirabayashi, suo amico sin dai tempi dell’università, fondano una società multimediale di produzione per la fusione di  film e progetti d’arte. Dopo essersi trovati in serie  difficoltà economiche durante la recessione del Giappone degli anni 90′ , trasformarono  la loro società in  una di progettazione grafica, ma subito dopo Ishida lascia il tutto per intraprendere la carriera di artista singolo. Dal 1997 al 2005, ha vinto e tenuto,  sempre più in ascesa,  una serie di premi e mostre, ottenendo  la lode unanime della critica  , che gli permise di lavorare a tempo pieno come artista fino alla sua morte.

Il 23 maggio nel 2005, Ishida muore  ucciso da un treno a un passaggio a livello a Machida, Tokyo. Aveva 31 anni.

Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

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Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

Le opere di Ishida trattano essenzialmente tre temi principali: l’identità e il ruolo del Giappone nel mondo di oggi, le strutture sociali del Giappone e i poli di istruzione, e le lotte dei giapponesi ad adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici nella vita contemporanea del Giappone. Come è evidente, le sue opere trasmettono un senso di  isolamento, ansia, crisi di identità,  scetticismo, claustrofobia  e solitudine.  Studenti e uomini d’affari sono ritratti come attrezzi ed oggetti  di una fabbrica, mentre   i  giovani  soprattutto vengono per lo più raffigurati  come fisicamente integrati con gli oggetti di uso quotidiano,  come ad esempio un lavabo, un radiatore, una toilette e una scrivania. I volti dei suoi soggetti sono fortemente somiglianti  a quello di Ishida, cosa che  suggerisce una certa autobiograficità delle opere , ma questo Ishida l’ha sempre fermamente negato.

Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

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Nelle sue opere Ishida  ha anche condiviso aneddoti riguardanti i suoi genitori, ed in particolare il loro sconcerto per  la natura oscura della sua arte. A sua madre che ne era particolarmente turbata, lui comunque assicurò che ogni opera  per lui rappresentava la felicità poichè sentiva  che solo attraverso la pittura gli fosse dato di comunicare al meglio  di ogni altro modo.

In un frammento di un’intervista televisiva archiviato alla  Tokyo TV ed utilizzato alla  Kirin Art Gallery per la mostra  “I Maestri Art Grand”, Ishida dichiarò che, indipendentemente dal fatto che gli piaceva dipingere , si sentiva quasi costretto a continuare a dipingere “la gente in balia della natura in contraddizione con il  Giappone e i suoi sistemi sociali  “. Ci sono tuttavia alcuni aspetti delle sue opere che costituiscono ancora veri e propri enigmi per i  suoi critici d’arte. Uno dei temi più discussi  di Ishida è proprio un motivo ricorrente trovato nella maggior parte delle sue opere : il sacchetto di plastica. Ishida si rifiutò sempre di spiegarne lo scopo e il significato, e con la sua morte  questo  punto interrogativo  è destinato a rimanere per sempre. Dalla sua morte avvenuta  nel 2005, un gran numero di opere inedite sono state scoperte nella sua casa. Il totale stimato di dipinti che ha prodotto durante i  suoi  dieci anni di carriera di artista ammonta a circa 186 opere.

Nel 2007, la famiglia di Ishida ha donato 21 opere d’arte  alla Shizuoka Prefectural Museum of Art, nella loro città natale, che ne costituiscono una mostra permanente.

Tetsuya Ishida e la prigionia dell’uomo

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Filed under: Pittura, scritture, visioni visive Tagged: a mano armata, arte, Mezzanotte, Pittura, scritture, Tetsuya Ishida, visioni, WSF

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