Si può raccontare la situazione di Pomigliano d’Arco con un documentario che ha per protagonista Paolo Rossi?
L’impressione è che Massimo Carboni ci sia perfettamente riuscito con RCL – Ridotte Capacità Lavorative.
RCL è uno dei migliori esempi che ricordi di integrazione tra documentario e fiction.
E non sto parlando di docufiction e tantomeno di mockumentary, qui è una roba diversa.
Abbiamo Paolo Rossi che è un finto regista e sbarca a Pomigliano con una piccola troupe e l’idea di fare i sopralluoghi per un film che racconti la situazione.
Poi però i luoghi sono veri, le persone che incontra sono vere e le interviste che realizza sono assolutamente vere.
Il film è un continuo saltare dalla parte ironica e divertente in cui Rossi cerca di capire che film fare (fantascienza?) alle interviste molto serie e interessanti.
E ovviamente l’interesse della regia (e di Rossi) era quello di portare a conoscenza la situazione con particolare attenzione al referendum interno alla FIAT e alle possibili spaccature da questo create tra gli operai.
Così sentiamo il sindaco, il parroco, la gente per strada, un sindacalista… ognuno con le sue idee sulla questione.
Il momento più interessante è però sicuramente la cena con gli operai (un gruppo di amici) in cui davvero vengono fuori le difficoltà e i pensieri della gente e risulta evidente la spaccatura che si è creata sostanzialmente (perchè il problema è questo) tra chi ha creduto a Marchionne e chi no.
Perchè poi l’obiettivo di tutti sono il lavoro e i diritti.
Particolarmente intensa la scena in cui Paolo Rossi legge la lettera inviata dagli operai della FIAT di Vichy (Polonia) agli operai di Pomigliano.
Bravissimo Rossi a renderne la drammaticità e lasciare le riflessioni allo spettatore.
Direi anche che il film è un atto d’accusa nemmeno troppo velato contro l’atteggiamento utilizzato da Marchionne e pone l’attenzione su un problema non di secondo piano: dove stiamo andando?
Consigliatissimo per capire meglio.