C’era attesa e curiosità per questo Twixt di Francis Ford Coppola ed in particolare per quei cinque minuti scarsi proposti in 3D.
Sul 3D torneremo alla fine, ora lasciatemi dire qualcosa sul film in se.
Hall Baltimore è uno scadente scrittore di horror (“Come ci si sente ad essere lo Stephen King dei poveri?”) e per promuovere il suo ultimo libro passa in una cittadina in cui però nessuno lo conosce eccetto lo sceriffo, che si diletta a scrivere racconti.
E lo sceriffo ha bella pronta una storia da proporre ad Hall perchè il paesino ha un campanile con sette quadranti che non segnano mai l’ora giusta, nel suo passato una strage in cui morirono dodici bambini e soprattutto nell’obitorio riposa al momento una ragazzina con un paleto conficcato nel cuore.
Lo scrittoreè naturalmente attratto dalla faccenda e nei suoi sogni visita l’albergo dove la strage ebbe luogo, incontra un’eterea ragazzina e dialoga allegramente con Edgar Allan Poe (si vede che è periodo), che in quell’albergo ha soggiornato.
Twixt è visivamente molto affascinante, in particolare le parti del sogno di Val Kilmer, raccontate in un bianco e nero splendente in cui spiccano solo alcuni colori brillantissimi, quali il rosso, il giallo e poco altro.
Le sequenze del sogno sono coinvolgenti e vagamente gotiche, la cosa migliore del film.
Per il soggetto Coppola rubacchia dallo splendido Il seme della follia di John Carpenter (o almeno lo ricorda) con la storia scritta dallo scrittore che diventa realtà o viceversa.
La cosa, sebbene non certo nuova, funziona discretamente e la narrazione si lascia seguire con facilità.
Capitolo Poe.
La scelta di inserire il personaggio dello scrittore reale nella storia raccontata rende dichiarato l’intento e l’ispirazione.
Twixt, almeno a tratti, potrebbe assolutamente essere una delle storie cupe del maestro.
Da non perdere il riferimento al personaggio di V. che assume un significato ben più ampio di quello legato solo al film.
E a proposito di V. sappiate che Elle Fanning, con solo un paio di film importanti nel carniere, si propone con forza come nuova rivelazione giovane americana.
E veniamo alle note dolenti.
Davvero inspiegabile la scelta di utilizzare cinque soli minuti di 3D spezzati in due momenti diversi.
Ridicolo vedere apparire gli occhialini sullo schermo per avvisare di indossarli in sala, sembra di assistere ad una proiezione dimostrativa degli anni ’50.
Tanto più che quei momenti in 3D non aggiungono assolutamente nulla alla narrazione (a meno che Coppola non volesse a tutti i costi farci investire dalla spruzzata di sangue finale).
Ed è un peccato, perchè tecnicamente il 3D è ben realizzato ed avrebbe anche potuto decidere di girarlo tutto in stereoscopia, ma credetemi se vi dico che quei cinque minuti da soli non hanno alcun senso.