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Tg 2015 annuncia nuovo Pil

Da Brunougolini
E’ la sera di giovedì 15 giugno del 2015. Sono le 20 e il telegiornale (forse non più di Minzolini) annuncia al mondo  una straordinaria novità: il vecchio Pil, il prodotto interno lordo (ovvero Gross Domestic Product, nato per opera di ricercatori americani nel 1933) è morto.  E’ nato però un nuovo Pil.  Esso è basato più che sui dati del Benessere, sui dati del Ben-Essere. Ora (1915)misura oltre che l’aumento della produzione industriale anche la qualità ambientale e la qualità sociale. E annuncia risultati soddisfacenti perché i nuovi indicatori sono stati adottati dai governanti come una bussola per le scelte da fare. Cambia il Pil e cambia anche l’Italia. 
Il sogno del Tg nel 2015 apre un singolare libro di Aldo Carra, un economista (Istat, Ires-Cgil) capace di tradurre i numeri in una prosa seducente (accompagnata da gustose vignette). Ora nel suo “Oltre il Pil, un’altra economia” (Ediesse) ha affrontato un tema di grande attualità. Il Pil infatti appare come uno strumento incapace di stare al passo con le trasformazioni del mondo.  Già uno come Robert Kenney,  nel terribile 1968, aveva osservato: “non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago”. Carra spiega che l’attuale Pil non calcola quel  che non viene remunerato (cure alle persone, lavori domestici, attività sociali), non calcola il benessere da aria pulita, da mare limpido, da città senza traffico, dall’uso della rete. Ed ecco i suoi nuovi indicatori, anche alla luce di  classifiche e tabelle formulate da ricercatori di vari Paesi. Conia un nuovo vocabolario (tra le parole: autoproduzione, avanzi, ecotasse, oculatezza, parsimonia, rifiuti, scambio, socialità). Sostiene che “questa volta tocca ai ricchi fare dei sacrifici”. Oppure bisognerà dire a chi soffre la fame “di moderare i consumi?”. Parole che suonano oggi come un sottofondo alle rivolte africane.
Ma gli indicatori nuovi hanno bisogno di politiche adeguate. Carra le chiama Pil-lole, atte a trasformare il modello economico, ad esempio puntando sulle energie alternative, una nuova agricoltura,  una diversa funzione statale, un percorso partecipativo e un orientamento dei consumi. Un discorso particolare coinvolge il lavoro. L’attuale Pil stabiliva una relazione tra crescita dello stesso Pil e crescita dell’occupazione. Un’equazione distrutta. Un nuovo indicatore dovrà tener conto di reddito, orario, famiglia, tempo libero, stabilità delle relazioni sindacali, uguaglianza di genere. Qualcuno in Italia accoglierà l’appello di Carra? Lui intanto propone una nuova sede partecipata: il Cnel o l’Istat. Potrebbe essere avviato qui un confronto ormai urgente, tra opinioni diverse, certo, per dar vita a una bussola nuova, al posto di quella ormai impazzita. Per anticipare il Tg del 2015.

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