Sono rientrata da due giorni dalla Thailandia e sono ancora in piena fase di mix di emozioni post rientro.
Questo è un post scritto a caldo, qualcosa che servirà a ricordare le mie prime impressioni su questa nuova scoperta.
Sono frasi sconclusionate e magari pensieri contorti, ma è esattamente la mescolanza di pensieri che girano costantemente nella mia testa da 15 giorni a questa parte.
Immaginate un bel fruit shake - quelli di cui mi sono ingozzata su quell'isola paradisiaca nel Golfo della Thailandia - di mango e ananas: prendete del ghiaccio, la frutta a pezzetti e un po' di succo.
Buttate tutto dentro al frullatore e poi accendete.
Sentite quel rumore inconfondibile delle pale che mixano tutto? Ecco: aumentate la velocità.
Questa è la mia testa ora che provo a scrivere del mio #TripToThai.
Una cosa è certa: la Thailandia lascia il segno. Nel bene o nel male è un Paese che non lascia indifferenti e rimarrà per sempre impresso nella mente di chi lo visita.
La Thailandia mi ha riportato indietro nel tempo, quasi a quando ero in procinto di partire per il primo viaggio ed avevo un'agitazione tale da aver paura di affrontare il nuovo.
Ho avuto modo di vedere e vivere - anche se per poco - una cultura completamente nuova e assolutamente diversa a quella da cui sono abituata.
Una cultura che è storia profonda e ricca di tradizioni, quelle cose che vorresti metterti sui libri a studiare o meglio ancora che ascolteresti per ore da chi le conosce bene.
Sono partita carica di paure e, fino a che non me ne sono andata da Bangkok, ho anche pensato di avere ragione! La città degli angeli non mi ha per niente entusiasmato e mi ha quasi fatto cadere in uno stato di crisi perché non vedevo l'ora di andarmene.
Io lo dico sempre che quando ho una sensazione a fatica mi sbaglio: mi avevano preparata tutti al fatto che mi sarei trovata catapultata in una metropoli immensa, capace di unire moderno/antico, ricchezza/povertà a pochi metri di distanza eppure, arrivata lì, ho avuto comunque un impatto negativo.
Non chiedetemi perchè.
Vi capita mai di trovarvi in un posto che proprio non vi piace? Che provate a trovare qualcosa di positivo ma proprio non ci riuscite?
Ecco, a me Bangkok ha fatto questo effetto.
So che sarò la nota stonata in una sintonia perfetta ma qui cerco di riportare tutte le mie emozioni e i miei pensieri sui luoghi che visito, e non sarei onesta ne con me stessa ne con voi se vi dicessi che è tutto bello, che il cielo è sempre blu e che gli unicorni esistono veramente.
Mi era già successo con Barcellona ma con Bangkok è stato ancora peggio.
Cosa ne è stato da qui in poi? Gioia, gioia pura.
Mi sono ritrovata immersa tra le rovine della città antica di Ayutthaya e qui ho fatto pace con la Thailandia, come se avessi riabbracciato un'amica dopo che una stronza (leggi: Bangkok) ci aveva fatto litigare. E' proprio qui che mi sono sentita finalmente serena e felice di aver scelto di fare questo viaggio!
Ho respirato a pieni polmoni la sua storia e mi sono lasciata trasportare dal silenzio di alcuni siti, quel silenzio che ti rimette in pace con te stesso.
Innanzi tutto torno a casa con un sacco di insegnamenti: in Thailandia ho scoperto che la gentilezza è una cosa che esiste ancora - e che non è così strano trovarla in giro - ed è quella vera, non la gentilezza di circostanza.
Ho scoperto che il suono della parola Kop khun khaa mi piace un casino, e ancora di più il Sawadee Khaa.
Ho imparato a non dire più che una cosa è piccante - a meno che non sia cibo thai.
Ho imparato che devo ringraziare mamma e papà per l'educazione che mi hanno insegnato: ho visto tanti turisti essere irrispettosi della cultura e delle tradizioni del Paese che stavano visitando, e a me queste cose urtano completamente i nervi; ma per fortuna ho anche imparato che dovrei mettere più spesso in atto il loro Mai Pen Rai (non ti preoccupare).
Non ti preoccupare perché alla fine la gentilezza prima o poi ripaga: e così è stato. Piccoli gesti - che vi racconterò - ma che per me significano tantissimo. Quelle piccole azioni che ti porti dentro il cuore per sempre perché sono le cose che danno veramente forma ad un viaggio.
Ho imparato che gli stronzi che fanno del male agli animali esistono purtroppo in tutto il Mondo, ma per fortuna è pieno il mondo anche di gente che questi animali li ama e fa di tutto per potergli restituire una vita migliore.
In Thailandia ho imparato anche che l'umidità della Pianura Padana è nulla in confronto alla loro durante la stagione dei monsoni (però in quanto a zanzare, cari amici miei, non ci battete).
Mi sembra quasi di essere tornata e di voler ripartire da zero con tante cose della mia vita. Magari non sarà così, ma questo viaggio mi ha dato una bella scrollata.
Le esperienze non sono mancate: mi sono fatta fregare come un allocco da chi sembra super gentile e ti dice che questo posto ora è chiuso (e l'avevo pure letto!! Ma l'euforia del primo giorno in un posto così nuovo mi ha completamente rincretinita), abbiamo fatto il botto con il taxi, abbiamo dormito per la prima volta su un pullman notturno, abbiamo utilizzato i mezzi di trasporto più disparati e abbiamo preso la bellezza di 6 aerei in 15 giorni (senza contare gli scali nei voli intercontinentali).
Sembra un tour de force, lo so, ma per me questo è viaggiare: cercare di non perdere nemmeno un secondo di vita mentre stai vistando e scoprendo un nuovo pezzetto di mondo.
Che poi alla fine torni più stanco di quando sei partito ma decisamente più ricco e soddisfatto.