A una festicciola tra amici conosce Julian che le riserva molte attenzioni ma poco tempo dopo Laura si accorge che il suo corpo si sta deteriorando sempre più.
Cerca di porre rimedio ma il processo appare senza ritorno....
Eric Falardeau è un regista canadese francofono che si è laureato in Cinema all'Università di Montreal con una tesi sui fluidi corporei nel cinema porno e gore e Thanatomorphose , termine che indica il processo di decomposizione organica negli esseri viventi, umani o animali, è il suo esordio nel lungometraggio dopo un paio di corti.
Un esordio con un budget limitato , circa 30 mila euro al cambio e che si presenta fin da subito piuttosto particolare.
Il 2012 è anche l'anno di Antiviral , canadese come questo, rarefatto esordio del figlio d'arte Brandon Cronenberg e per certi versi è proprio al Cronenberg padre che si richiama espressamente il film di Falardeau.
Thanatomorphose riprende più o meno la trama di un indie horror americano, Contracted ( o forse è meglio dire il contrario perchè il film canadese è stato realizzato un anno prima ) ma ha un taglio più spiccatamente autoriale concentrandosi sulla dicotomia eros /thanatos, amore e morte e più specificatamente a sesso e morte.
Laura è apparentemente normale, ha gli appetiti sessuali normali per una della sua età e Falardeau inserisce la telecamera come un bisturi a dissezionare la sua relazione con Antoine, tutto muscoli e niente cervello, uno che non comunica , che non fa l'amore, tromba e basta.
Eppure Laura sopporta, ti fa venire il dubbio che alla fine sia lei che usi lui come sex toy vivente.
Poi subentra la morte, il suo olezzo , gli ematomi diventano sempre più grandi, si staccano le unghie che lei cerca di riattaccare maldestramente con un po' di colla, se si mette le dita nella parte posteriore della testa , viene a contatto con la propria materia cerebrale, la sua pelle cade a pezzi, i vermi infestano le sue carni che vanno imputridendo.
Il suo è un corpo morto che si sta decomponendo , quello che ha praticato Julian è sostanzialmente un atto di necrofilia , atto che compie anche lei , che continua a cercare piacere sessuale autoinducendolo su se stessa.
Auto necrofilia.
Non come in Aftermath di Cerdà in cui un operatore della sala autopsie profanava morti , qui è lei che profana se stessa.
Il suo è un atto di dolore, un urlo disperato , un ringhio rabbioso per una vita sostanzialmente vuota e che ora perde anche quell'afflato che ancora la teneva ormeggiata a un mondo apparentemente normale.
La messa in scena è geometrica , spartana ma che non dà l'impressione di essere povera, è semplicemente minimal perché non deve distogliere dalla trasformazione del corpo di Laura che sta marcendo da dentro.
Il suo corpo è un po' come il piatto di coniglio che vedevamo in Repulsion di Polanski, la sua salute mentale deteriora rapidamente con conseguenze a cui non si potrà porre rimedio.
Diviso in tre capitoli un po' alla Von Trier ( Despair, Another, Oneself) è un film programmaticamente sgradevole che nel finale si richiama al gore estremo di Buttgereit e del suo Nekromantik.
Cinema alto e basso nella stessa pellicola, un film che sicuramente dividerà gli spettatori in fan entusiasti e in detrattori irriducibili.
Io posso dire solo che non patisco il body horror avendo fatto un tirocinio di quattro anni all'Università nell'Istituto di Anatomia Patologica veterinaria ( tradotto autopsie a pranzo, cena e colazione) ma questo film l'ho patito non poco soprattutto in un finale che non lascia proprio nulla all'immaginazione.
L'ho trovato disturbante.
E ciò mi basta per approvarlo senza riserve.
PERCHE' SI : messa in scena geometrica, horror dal taglio autoriale, effetti speciali notevoli, un finale che resta impresso
PERCHE' NO : lento, lentissimo nella prima parte che inquadra la non vita di Laura, simbologie non propriamente elaborate, disgusterà parecchi..
( VOTO : 7,5 / 10 )