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Thank you for smoking racconta un frangente della carriera di Nick Naylor (Aaron Echart), P.R. di un fantomatico centro di ricerche per gli studi sui danni delle sigarette, finanziato dalle imprese produttrici di tabacco. Nick è una specie di geniale capro espiatorio, un sofista della peggior specie prezzolato al servizio di sofisticati distinguo e ciarlieri depistaggi:
Se argomenti in modo giusto, hai sempre ragione.
Al funambolismo verbale, che vede la ragione nel discorso e non nelle cose, si aggiunge l'insegnamento di quest'etica del darsi ragione al figlioletto Joey (Cameron Bright). Questi beve le verità del padre con una dedizione commovente e resiste agli insegamenti della madre Jill (Kim Dickens) e del suo compagno Brad (Daniel Travis), nonché della sua insegnante, perché va alla ricerca del padre. Certo, ha la saccenza dei bimbi del cinema più ruffiano, ma è in grado di commuovere e di umanizzare e rendere quasi comprensibili le scelte di Nick. L'uomo, del resto, asso nella manica del suo ufficio e spalla fidatissima del "Capitano" (Robert Duvall), non può venir meno al suo personaggio e al suo stipendio, perché c'è sempre un mutuo da pagare. Deve far fronte allora a scocciature insignificanti quali le citazioni in giudizio e gli inviti a discutere delle associazioni contro il cancro e del loro paladino, Ortolane Finistirre (William H. Macy), senatore del Vermont.
La consapevoelzza di Nick nell'affrontare la sua stessa dialettica è tale da indurre a chiedersi se non ci sia della ragione nel suo modo, scorretto e infido, di porre le cose e se non sia boria quella di chi afferma con decisione che il fumo, le armi, gli alcool uccidono uomini e donne. Qui sta la forza spaventosa della sua dialettica: Nick è e si presenta come un americano medio, non troppo colto, ma in grado di sedurre e affascinare, in ogni caso di rispondere per le rime a ogni accusa. Né lui si propone né il regista lo propone quale un supereroe: non conta neanche lui, ma il suo successo.
Non c'è merito nelle sue parole, i suoi discorsi non reggono e se ne accorge anche un bambino, ma non è che con l'etica che si paga il mutuo. Ciò che c'è di più odioso in lui è proprio il vuoto vittimismo, l'insistenza sulla necessità che sta alla base del suo essere un mercante di morte. La società vi viene descritta immobile e vorace come un'immensa distesa di sabbie mobili. Thank you for smoking è ben più di una denuncia, non propone vie di fuga al sistema, ma promuove l'arte di arrangiarsi e di prevelare sugli altri. Indebolendo nel qualunquismo i meriti del discorso giusto, per dirla con Aristofane, appiattisce ogni gerarchia di valori alla merce dell'interesse.
Comprensibile e ben esemplificato, ma non lo condivido.
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