Il quarto Giovedì di Novembre negli Stati Uniti si celebra la festa del Ringraziamento. In Canada la medesima festa si celebra il secondo Lunedì di Ottobre, perché piuttosto che fare le cose come gli USA i Canadesi si sparerebbero in un piede.
Il Ringraziamento ha radici profonde e ramificate: da che mondo è mondo si ringrazia per un buon raccolto, ogni religione prevede che si debba periodicamente ringraziare Dio per qualcosa, alternando digiuni a mangiate liberatorie, gli Inglesi il 5 Novembre ringraziano Alan Moore per aver disegnato uno splendido fumetto, eccetera.*
Il primo pranzo del Ringraziamento a cui di solito si fanno risalire le origini della festa è quello che si tenne a Plymouth nel 1621. I padri pellegrini festeggiarono il buon raccolto assieme ai nativi americani e, contrariamente a quello che accade oggi, il loro menù era estremamente vario: aragoste, cacciagione, uccelli, piccola selvaggina, merluzzo, ostriche e molluschi vari. Assenti il pane e la torta di mele, dato che i cereali e i frutti europei non erano ancora stati esportati con successo. I pellegrini si dovevano adattare con i prodotti autoctoni: mais, fagioli e bacche locali.
Tutto cominciò così
Con il passare dei secoli, il menù del Ringraziamento si è terribilmente appiattito ed è ormai praticamente standardizzato, con buona pace della popolazione dei tacchini: tacchino ripieno, cranberry sauce, mashed potatoes e pies come se piovesse (mele e zucca la fanno da padrone). Nel 2006, negli USA sono stati allevati circa 270 milioni di tacchini, un terzo dei quali vengono consumati tra Ringraziamento e Natale. Il consumo pro-capite di tacchino è pari a circa 8 kg, mica male.
Tutto ciò ha causato un’ovvia indignazione nella numerosa comunità dei tacchini, costringendo addirittura i Presidenti USA a correre ai ripari con gesti di clemenza. Nel 1989 George Bush padre ha ufficializzato la tradizione della “grazia presidenziale” del tacchino, inaugurata per scherzo da quel burlone di Ronnie Reagan (anche se alcuni fanno risalire la tradizione a Truman o addirittura a Lincoln). Ogni anno il presidente USA concede la grazia a un fortunato tacchino, che può tornare a vivere felice in una fattoria extra-lusso, con buona pace dei suoi 269 999 999 simili che finiscono arrostiti.
Nel 2002 George W. Bush ha graziato il primo tacchino femmina, Katie.
Tutto qui? Tutti gli anni lo stesso tacchino arrosto? La monotonia culinaria del Thanksgiving ha recentemente messo all’opera gli ingegnosi americani, che hanno iniziato a partorire idee stravaganti. Un articolo recente di LegaNerd illustra quattro modi ingegnosi per cuocere il tacchino, progettati niente meno che dagli scienziati della NASA (dai, ditelo, con tutti i soldi che sprecano per mandare i robottini su Marte, perdono anche tempo con queste cazzate, con tutta la gente che muore di fame e gne gne gne…). Purtroppo mi è parso di capire che i metodi proposti sono stati studiati solo sul piano teorico, senza una prova sperimentale. Altri, con mezzi più semplici e tanta inventiva, hanno dimostrato che è possibile cuocere un tacchino con sei torce alogene.
Tutto bello, ma è roba buona solo per i video su Youtube. Cosa possiamo fare quindi per movimentare il Ringraziamento nelle nostre case? Semplice, c’è una nuova tecnica di cottura che sta prendendo piede negli ultimi anni, diffondendosi (letteralmente) a macchia d’olio in tutti gli States: il tacchino “deep fried”. Già, a quanto pare qualcuno ha pensato bene di immergere un tacchino intero in un bidone di olio rovente e di friggerlo intero. Questo qualcuno è miracolosamente sopravvissuto per raccontarlo e ha lanciato una moda, con conseguenze prevedibilmente devastanti. Le premurose tivvù americane si sono affrettate a produrre delle pubblicità progresso per spiegare che gettare un tacchino congelato in un calderone pieno d’olio bollente non è esattamente una buona idea.
C’è chi la butta sul ridere:
e chi ricostruisce nel dettaglio alcuni possibili scenari catastrofici, specificando anche che non è una buona idea buttare del ghiaccio nell’olio per raffreddarlo velocemente (!!!):
Per prevenire gli incidenti, la National Turkey Federation ha dettato delle precise linee guida per la corretta friggitura del tacchino.
Sarà stato sufficiente? No, non è bastato, ma quando le speranze del popolo americano si riducono al lumicino, ecco che gli Yankees riescono a dare il meglio. Un eroe sul viale del tramonto è tornato in campo, pronto a rischiare la pelle per ristabilire l’armonia tra acciaio, acqua, olio e tacchino.
Al grido di “Magna, friggi, ama!” ecco a voi l’ultimo baluardo della frittura, l’unico vero comandante in grado di guidarci sulla rotta che conduce alla felicità che solo un tacchino ben cotto può dare. William Shatner, salvaci tu!!
* alcune di queste affermazioni potrebbero non corrispondere a rigorose verità storiche