Alcune decine di tombe di diverse tipologie datate tra il VII e il III secolo avanti Cristo e i loro ricchi corredi funebri costituiti dai consueti vasi rituali, da oggetti personali, armi (anche di ferro), gioielli, amuleti, scarabei e monete. E' la scoperta effettuata dalle archeologhe Carla Del Vais e Anna Chiara Fariselli. Diverse tombe erano integre e questo ha permesso di chiarire e documentare, per la prima volta, aspetti importanti della vita e dello sviluppo della città di Tharros in età fenicio punica. I materiali ritrovati, custoditi ora nei magazzini del Museo civico, saranno oggetto di analisi specialistiche che riguarderanno anche i contenuti dei vasi rituali e il DNA dei defunti. I defunti erano tumulati col capo rivolto verso ovest, in tombe scavate nella sabbia della odierna San Giovanni di Sinis. A turbare il sonno di questi antichi sardi deposti nella necropoli settentrionale di Tharros sono arrivati i ricercatori.
Intorno alla metà del secolo scorso gli operai che scavavano le fondamenta delle prime case al mare di professionisti e possidenti oristanesi e cabraresi e assieme a loro gli immancabili tombaroli hanno scosso quella serenità. Quello che non era finito sotto la valanga di cemento delle seconde case e nelle mani avide dei predatori di amuleti e scarabei è stato portato alla luce dagli archeologi delle Università di Cagliari e di Bologna.
Si tratta di decine di tombe di diversa tipologia (a pozzo, a camera ipogeica, con o senza corridoio scalinato) e in gran parte integre e dei loro ricchi corredi funebri.
L'intervento, hanno spiegato gli archeologi, aveva anche carattere di urgenza, perché l'area della necropoli davanti alla spiaggia è interessata da fenomeni di erosione costiera e c'era il rischio concreto di perdere per sempre la possibilità di capire e documentare aspetti importanti della vita e dello sviluppo della città di Tharros in età fenicio punica e per la precisione nell'arco di tempo che va dalla fine del VII a.C. fino all'epoca della conquista romana della Sardegna contro Amsicora del 216 e 215 a.C.
Nella foto uno scorcio di Tharros