(id.)
di Roan Johnson (Italia, 2011)
con Claudio Santamaria, Francesco Turbanti, Paolo Cioni
durata: 85 min.
Pisa, 1970. Cronaca di una 'bischerata' memorabile. Due liceali, pluriripetenti e perdigiorno, inclini più alla musica che ai libri, aspettano un'audizione nientepopodimeno che dal 'cantautore resistente' Pino Masi, autore de 'La ballata del Pinelli' (sic!) e musicista 'di culto' per la sinistra dell'epoca. Ma il Masi non ha tempo per starli a sentire: nell'Italia del dopo Piazza Fontana si susseguono le voci di un golpe militare, sull'onda di quello accaduto in Grecia pochi mesi prima. Non c'è un minuto da perdere: 'precettati' i due studentelli (non troppo convinti, in verità), nonchè la macchina di uno di loro, il terzetto si dirige verso la Jugoslavia del 'compagno' Tito, nella speranza di riuscire a varcare il confine prima del colpo di stato...
Naturalmente nulla andrà come deve andare, anche perchè non c'è nessun golpe in vista: i carri armati incontrati durante la 'fuga' in realtà stanno andando a Roma per la parata del 2 giugno, così come il confine Jugoslavo si rivela meno amichevole del previsto: meglio dirottare allora sulla frontiera austriaca e chiedere asilo politico al governo di Vienna... in ogni caso in fretta, perchè con i militari al potere è chiaro che gli 'intellettuali' come loro saranno 'i primi della lista' dei ricercati!
I primi della lista, opera prima del regista anglo-italiano Roan Johnson, è un tripudio di risate, gag, divertimento e tanta, tanta ironia. Ma nient'affatto stupido: anzi, possiamo dire che questo filmetto apparentemente esile e scanzonato, giocato sapientemente sull'arte comica dell'equivoco, riassume in tono canzonatorio ma efficacissimo lo spirito paranoico e rivoluzionario dell'epoca, incentrato sulla psicosi delle bombe, degli anni di piombo, dello scontro di classe.
Claudio Santamaria
Il film di Johnson è un piccolo gioiello di sceneggiatura, interpretato in maniera magnifica da tre attori bravissimi: il già noto Claudio Santamaria (che fa il Masi) e i due debuttanti Paolo Cioni (il Gismondi) e Francesco Turbanti (il Lulli). Il trio è affiatato e scoppiettante, perfetto per interpretare un road-movie sconclusionato e terribilmente comico, infarcito di quella 'toscanità' schietta, spontanea e irriverente, perfetta per un soggetto del genere. Un film dallo sguardo disincantato su ciò che è accaduto 'ieri', ma che sotto sotto ci induce neanche troppo velatamente a guardare ai giorni nostri, raffrontando le paure dei giovani di oggi con quelli degli anni '70. E scoprendo che, tutto sommato, non sono cambiate di molto: la fuga, l'insicurezza, l'instabilità, la precarietà.Cioni, Santamaria, Turbanti
Ah, dimenticavo di dirvi che... beh, questa storia è così assurda da essere successa davvero. Non perdetevi i titoli di coda, con i tre attori che incontrano fisicamente i tre 'bischeracci' di allora, sulle note di 'Quello che non ho' di De Andrè. E vedendo quelle immagini, c'è perfino un sussulto di commozione.p.s. Ancora un'altra cosa: sappiate, per onor di cronaca, che nel dicembre dello stesso anno, quel fatidico 1970, l'aristocratico fascista Valerio Borghese tentò davvero un golpe militare, la sua personale 'marcia su Roma', sventata all'ultimo istante. E vedete che allora, forse, il Masi non aveva proprio tutti i torti...
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