Dai sfatiamo il mito, in fondo di cosa stiamo parlando?
Un grosso e ingombrante banco ottico che pesa più o meno 300 chili,che occupa uno spazio imbarazzante e che per essere usato necessita di una pazienza quasi infinita, polaroid peel apart che sono scadute da circa 7/8 anni che puzzano come un deposito abusivo di residui tossici … eppure … eppure come diceva Christopher Lambert nel film Higllander: è una specie di Magia.
Sì, magia, che ritrovi in ogni volto di chi assiste rapito, magia che si riflette negli occhi di chi posa davanti all’obbiettivo e che pervade elettrica l’aria mentre le mani tremanti separano positivo e negativo per rivelare finalmente l’immagine.
Sono stati giorni frenetici, fatti di camionisti ungheresi, casse dal peso improbo da sollevare a mano, di flash che non volevano saperne di funzionare, di viti da imbullonare dentro tubi assurdi, di ritardi, di emozioni, di corse ad inseguire il sole che filtra dalle finestre, di troppo freddo e di troppo caldo, di ansia e di emozioni, ma soprattutto di Fotografia. Si, ci ho messo la F maiuscola, non per screditare tutto il resto, ma perché questo è il mondo che amo e non ne riesco a trovare uno migliore.
Laura Cannistraro, Franco Mammana e – a volte – io abbiamo provato a fare un reportage fotografico, ma le cose più belle sono successe quando non potevamo permetterci nient’altro che l’assoluta concentrazione sul nostro lavoro, al servizio della fotografia e della Big One.
Quindi chiedo scusa in anticipo se nelle immagini mancano momenti ed emozioni e se la magia si appiattisce un poco: questo non era un evento da vivere dietro un monitor, ma uno di quelli in cui sporcarsi le mani.
Lascio i miei personali ringraziamenti a Marco Christian Krenn che ci ha aiutato a realizzare i nostri sogni.
Per voi che c’eravate, per voi che avreste voluto esserci e anche per voi che ve ne siete fregati bellamente: la storia è così, se non ci sei non puoi farla.
Alan Marcheselli – Polaroider