Il regista Marc Webb e i protagonisti del secondo capitolo del reboot delle avventure dell’Uomo Ragno questo lunedì hanno presentato a Roma The amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro, dal 23 aprile nelle sale italiane. Nell’elegante cornice dell’hotel St. Regis erano presenti Andrew Garfield ed Emma Stone, rispettivamente Peter Parker e Gwen Stacy (i due fanno coppia fissa anche nella vita reale), oltre a Jamie Foxx (Electro) e Dan DeHaan (Harry Osborn): tutti raggianti e disponibili nel concedersi a una vasta platea di giornalisti, immersi in una sfavillante atmosfera pop tanto quanto il film (sala illuminata con i colori del costume del supereroe, gremita ma con qualche posto in piedi) e desiderosi, a loro volta, di saperne di più sulla seconda parte di un franchise ripartito alla grande e ancora pronto a rapire il cuore del pubblico. Si tratta, come nel primo episodio, di uno Spider-Man verniciato d’ironia e filologicamente aderentissimo al fumetto, che tiene conto dei disegnatori più moderni e fa della fedeltà al tratto grafico originale un indiscutibile punto di forza.
Marc Webb, qual è il segreto di un successo così longevo come quello di Spider-Man?
Marc Webb: Sicuramente una delle ragioni risiede nel fatto che Peter Parker è un ragazzo non così diverso dagli altri e un essere umano non così speciale. Non è un miliardario e non è un alieno. Ha problemi comuni, deve pagare l’affitto, soffre per le difficoltà che incontra nel rapporto con la sua ragazza. Una delle cose che ho maggiormente apprezzato nei fumetti è poi la storyline di Gwen, che era davvero innovativa già all’epoca e continua ad esserlo. Sarà stato anche un viaggio difficile da portare a compimento, ma sono queste difficoltà ad averci spronato.
Andrew Garfield, qual è la ricetta vincente di Spider-Man secondo te?
Andrew Garfield: Spider-Man ha questo costume che impedisce di vedere da dove viene, di che colore ha la pelle, se è nero, bianco o giallo e via discorrendo. Potrebbe essere un ragazzino bianco del Queens ma anche una donna, chi può dirlo? Chiunque può identificarsi in lui, e trovo che questo sia qualcosa di estremamente potente ed efficace per il personaggio. Oltretutto la cosa bella di questo eroe è che ti fa pensare a tanti altri uomini che nella loro vita hanno realizzato davvero cose sovraumane: Muhammad Alì, Ronaldo, ma anche Pharrell Williams, autore della nostra colonna sonora, così irriverente ed energico.
[SPOILER] Emma Stone, cosa ti porterai dietro di Gwen e quale aspetto di questo personaggio farà sempre parte di te?
Emma Stone: Credo che il destino del mio personaggio contenga un messaggio inerente lo scorrere inarginabile del tempo, l’ineluttabilità della mortalità umana. E’ una cosa che anche all’epoca dell’uscita del fumetto risultò scioccante per i lettori più fedeli, dato che un universo di questo tipo può far pensare che il concetto di morte e la finitezza della vita siano elementi giocoforza esclusi da esso e del tutto estranei alle logiche che lo regolano. La vita, invece, è sempre troppo corta. Questo è ciò che Gwen ha insegnato a me, e credo anche a tutti coloro che si sono affezionati nel tempo a questa storia e che continuano ad amarla ancora oggi. [FINE SPOILER]
Marc, cosa ci dici dell’alchimia tra Andrew ed Emma sul set?
Marc Webb: La cosa fantastica, riguardo loro due, è che sono sempre concentrati sulla scena e disposti ad improvvisare. Hanno una complicità che trasuda freschezza ed energia e che rende molto più vero ciò che c’è nella sceneggiatura: il risultato è che la scena arriva al pubblico in maniera molto più realistica, con tutta l’umanità necessaria.
Mr. Foxx, il suo è a tutti gli effetti un doppio ruolo: è stato più difficile calarsi nella parte dello sfigato di turno o in quella del cattivo che ha in mano tutto quel potere elettrico?
Jamie Foxx: Il loser, perché è più difficile! Ogni attore ti dirà che è davvero entusiasmante avere la possibilità di recitare più di un ruolo, come in questo caso: inizi come un ragazzino goffo non visto da nessuno e poi ti puoi esprimere e lasciare andare. Pure il qui presente Dane DeHaan può dire la stessa, anche il suo personaggio ha questo doppio volto. Mia figlia ha cinque anni, anche a tre anni e mezzo era con me sul set di Django unchained, ed è letteralmente impazzita quando le ho detto che avrei recitano in un film di Spider-Man. Le ho detto che sarei stato il cattivo, e lei ha ribattuto: “Allora gli altri cattivi ti prenderanno a calci nel sedere!”.
Marc, c’è qualche indicazione precisa che hai dato ai tuoi due protagonisti?
Marc Webb: Non mi ricordo nulla di specifico, al di là dell’atmosfera delle scene da creare singolarmente. Si trattava di catturare i momenti più umani e più intimi della nostra vita, dimenticare la troupe e tutto il resto e creare dei segmenti magici. Sono cose che poi le persone capiscono a un livello più profondo, non tanto intellettivo quanto umano, intercettandole con l’anima.
Andrew, se avessi davvero i superpoteri, qual è il problema del mondo attuale che tra tutti ti industrieresti per risolvere?
Andrew Garfield: Impossibile dirlo, ce ne sono così tanti che lo richiederebbero! Probabilmente metterei fine al cyberbullismo.
Domanda per tutti quanti: quali sono i vostri miti, i personaggi che avvertite come dei riferimenti?
Andrew Garfield: Gandhi, Michael J. Fox, Daniel Day-Lewis, Stan Lee e Gene Wilder.
Emma Stone: Gilda Radner, Lucille Ball, John Candy, Gene Wilder, Diane Keaton, Goldie Hawn, Hal Ashby e Cameron Crowe.
Jamie Foxx: Muhammad Alì, Prince, Martin Luther King e… Halle Berry! Cavolo, non scherzo, mio Dio quant’è bella!
Dane DeHaan: Un attore che ho studiato a lungo in tutti i film che ha fatto, Philip Seymour Hoffman (e qui scatta il doveroso applauso dei presenti, ndr), ma anche James Dean, che recentemente ho interpretato. Loro due mi hanno sempre ispirato, sono due miei fari.
Marc, com’è andata la collaborazione con Pharrell Williams, la popstar del momento?
Marc Webb: Benone, con Pharrell volevamo trovare qualcosa di più profondo del solito. Alla fine lui si è assentato durante un nostro incontro per una ventina di minuti, ed è tornato dopo aver scritto non solo una vera e propria aria ma anche dei versi che riassumevano meravigliosamente il mondo interiore di Electro. E’ stata una collaborazione fantastica, poi Hans Zimmer ha creato la progressione per l’arrangiamento del theme. Alla fine abbiamo avuto delle vere e proprie canzoni pop orchestrate: è stato un progetto entusiasmante, un processo nuovo per me, che non l’avevo mai affrontato prima.
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