Non commenterò questo interessante e veritiero articolo. Desidero parlare d’altro, solo apparentemente d’altro; alla fine ci si accorgerà che sto scrivendo su ciò che l’articolo riporta.
Partirò da un film del 2002 di Philip Noyce (australiano), “The quiet American”, tratto dal romanzo di Grahame Greene. Mankiewicz (appunto americano) aveva già girato nel 1958 un buon film “Un americano tranquillo” assai carente però come interpretazione storica e politica. Il film di Noyce è in effetti notevole sotto questo punto di vista. Riporto la trama del film, dicendo subito che è scritta da uno che ha capito poco della vicenda; si è fermato soprattutto alla storia sentimentale.
[È la storia del giornalista inglese Thomas Fowler, inviato a Saigon durante la Prima Guerra d'Indocina. Fowler, pur essendo sposato (ma sua moglie è rimasta a Londra), vive con una ragazza vietnamita, Phuong. Fowler conosce Alden Pyle, un americano che si trova in Vietnam per scopi umanitari e che s'innamora subito di Phuong. Fowler e Pyle diventano amici, ma amando la stessa donna si trovano spesso in contrasto. Col passare del tempo Fowler intuisce che probabilmente Pyle, in realtà, non è quello che dice di essere ed è coinvolto in manovre segrete degli americani, che vogliono destabilizzare i comunisti vietnamiti. Allora Fowler, che ha sviluppato una tremenda gelosia nei confronti dell'americano, anche lui innamorato di Phuong, e con più probabilità di successo perché giovane e libero, decide di aiutare i Viet a ucciderlo. In un ultimo colloquio che ha con lui segnala la sua presenza alla cellula terroristica e Pyle viene ucciso. Fowler riottiene così l'amore della ragazza (che pareva aver preferito Pyle a lui), ma sarà turbato dal rimorso per il resto della vita.]
La vicenda si svolge nel 1952 quando i francesi stanno ormai per essere cacciati dal Vietnam; verranno sconfitti, com’è ben noto, a Dien Bien Phu (marzo-maggio 1954). Nei negoziati che seguirono, i francesi furono cacciati da tutto il Vietnam; questo fu diviso in due, Sud e Nord. Nel secondo i comunisti con Ho chi minh, nel primo forze presunte nazionali e “democratiche”, che dal 1955 furono presiedute da Ngô Đình Diệm. Questi “venne assassinato nel 1963 insieme al fratello, nel corso di un colpo di Stato preparato con il concorso dei servizi segreti statunitensi e con l’avallo formale del presidente Kennedy” (da google).
Torniamo alla vicenda narrata nel film, ma non a quella banalmente sentimentale. Siamo due anni prima della sconfitta verticale dei francesi. I Servizi americani (personificati da Pyle) creano una forza nazionalista, che si batte per l’indipendenza del paese dal “bieco” colonialismo francese (indubbiamente di vecchio stampo, ormai perdente di fronte al neocolonialismo Usa, che tuttavia non ha ancora mostrato i suoi veri lineamenti “nuovi”). I nazionalisti (e i loro vertici) fanno gran discorsi di indipendenza (ora diremmo di sovranità). Nel contempo, sempre i Servizi di coloro che ufficialmente appoggiano l’“alleato” francese organizzano una serie di terribili attentati soprattutto nel sud del paese, attribuiti con enorme battage – cui siamo abituati da ormai 70 anni e che abbiamo visto all’opera con particolare virulenza a partire dalla “primavera araba” del 2011 – ai comunisti.
Il gioco è di una semplicità disarmante: accoltellare alla schiena gli “alleati”, aiutare le forze “nazionaliste” (create dagli Usa) a combatterli, cosicché alla fine gli americani si possano sostituire ai francesi in una zona chiave dell’area asiatica. Nel contempo, però, bisogna impedire che l’intero Vietnam cada in mano ad alleati dell’Urss (siamo nel mondo bipolare, perbacco); quindi bisogna convincere il maggior numero di persone possibile che i comunisti sono bestiali, violenti, massacratori; e massacratori del loro stesso popolo (negli attentati, quasi tutte le vittime sono vietnamite, pochi i francesi). E Pyle è una “brava persona”, con “buoni sentimenti” e ama sinceramente la ragazza vietnamita. E’ in fondo “un buono”. E ad un certo punto il giornalista inglese (Caine) domanda a Pyle (lo ha appena visto sul teatro di un attentato terribile, mentre impartisce ordini in vietnamita) se non è sconvolto dalla vista di quei corpi straziati, dispersi in pezzi vari. E l’altro gli fa il pistolotto: sì, è orrendo, ma sarebbe ancora più orrendo che venisse distrutta ogni forma di “democrazia” e la “libertà” degli individui. I francesi – dice Pyle – sono ormai vecchi, fuori della storia, combattono con metodi d’altri tempi e nemmeno loro hanno una fede incrollabile nella “democrazia”. Sono stanchi, esausti, a causa della loro troppo antica civiltà. Bisogna sostituirli e battersi per gli ideali libertari dell’“occidente”. Chiaro?
La situazione storica è oggi molto diversa; però…..però! L’Europa è ormai esausta, cadente, in crisi di “civiltà”, non c’è la linfa nuova e vitale degli Usa, che si sono dovuti sacrificare per essa nella seconda guerra mondiale e poi lungo tutto l’arco del confronto con l’Unione Sovietica (non sto parlando io, meglio avvertire!). Adesso, però, vi sono in alcuni loro paesi (e la Francia è ancora in prima fila) forze che si sono messe in testa di affrancarsi da una eccessiva subordinazione agli Usa, alla “linfa nuova”. La “libertà” e la “democrazia” corrono un pericolo mortale. Bisogna fermare queste forze. Verso dove esse potrebbero rivolgersi per trovare appoggio? Verso est, in questo caso verso la Russia, che sta rinascendo dopo il successo ottenuto dagli Stati Uniti nel dissestarla, approfittando di “quinte colonne” – almeno oggettive – ad essa interne. E in questa Europa, esausta per il troppo lungo predominio americano, imbarbaritasi per aver accettato una vergognosa subordinazione culturale e politica, di quinte colonne – e non più oggettivamente, ma proprio perché formate da servi di un’infamia e vigliaccheria senza precedenti storici – ce ne sono ad iosa.
Bisogna esperire nuovi tentativi, ma la mentalità americana è pur sempre la stessa; e anche l’operato dei Servizi. Diciamo che però non c’è più l’altro polo (Urss) e la schiera dei complici e subordinati è estremamente folta; pochi “Imperi” ne hanno avuto di più numerosi e obbedienti. Da qui dobbiamo partire se vogliamo ridare forza alla “esausta” Europa; e non pretendendo che essa, tutta unita, si batta per il sovranismo. In questo modo si è sconfitti. L’Europa unita è organizzata secondo strutture e forme istituzionali, e con uomini a capo delle stesse, che faranno sempre il gioco degli Usa. Come i “nazionalisti” vietnamiti, che gonfiavano il petto contro la Francia nel 1952, i finti cantori di una “rinascita europea” giocheranno a favore degli “Americans”. E organizzeranno terribili massacri. Certo, in questo caso non per colpevolizzare forze che non c’entrano per nulla come fu dei comunisti vietnamiti. Alcuni mutamenti ci sono sempre. Non è che tutto si ripete allo stesso modo.
Tuttavia, dobbiamo saper vedere qual è il vertice vero del terrorismo, perché andremo incontro ad altri gravi fatti che renderanno più insicura la nostra vita. E dobbiamo inoltre cominciare a smascherare e demitizzare la falsa libertà e democrazia di questi massacratori. Ci portano solo lutti, disgregazione, violenti odî reciproci, violenze inaudite per difendere dei simulacri, delle parole vuote; o meglio piene solo degli interessi de The Americans! Addosso!!