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The Artist

Da Leragazze

The ArtistHo fatto un errore clamoroso quando sono andata a vedere The Artist: non ho detto al Marito che era con me che si trattava di un film muto. E mal me n’è incolto. Perché la mia visione è stata fortemente disturbata dalle performance di lui e dai miei sensi di colpa. Ha iniziato a muoversi ripetutamente sulla poltrona come se non trovasse una posizione comoda, poi ha fatto passare qualche minuto e mi ha chiesto torvo: “È tutto così?”. Io non gli ho risposto per non perdere i dialoghi del film per evitare di scatenarlo ulteriormente. Ma lui mi ha incalzato con una domanda più precisa: “È un film muto?” A quel punto gli ho sibilato un “sì” flebile flebile. Da quel momento in poi è stata una sofferenza, per lui, ma anche per me che non potevo più essere serena e rilassata, conditio sine qua non per godersi qualunque film. Sospirava rumorosamente (perché voleva che lo sentissi), si voltava di tanto in tanto a guardarmi con uno sguardo di rimprovero, faceva gli occhiacci a una sua vicina di posto che rideva (anche se era buio lo vedevo perfettamente, per me era come se fosse illuminato). Il tutto condito con movimenti nervosi sulla sedia e frasi del tipo: “Incredibile” o “Non ci si crede”.

Spero comunque che, nonostante tutto questo, il mio giudizio del film sia sufficientemente obiettivo.

È un film francese, diretto da Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin, premiato a Cannes come miglior protagonista maschile, e Bérénice Bejo. Ha recentemente ottenuto sei nomination ai Golden Globe 2012.

Ambientato a Hollywood tra il 1927 e il 1935 è la storia delle difficoltà che incontra un attore del cinema muto di grande successo nel momento in cui si passa al sonoro: un film muto sulla nascita del sonoro.

La ricostruzione è impeccabile, dai cartelli con i dialoghi, alle musiche, alla definizione delle immagini che va migliorando col passare degli anni, così come il bianco e nero che diventa nelle ultime scene più deciso. La trama mi è sembrata un po’ scontata, ma la soluzione è ottima così come godibilissima è l’ultima scena.

I due protagonisti sono molto convincenti nella loro recitazione da film muto, “piena di mossette” come la descrive lei a un certo punto. Ma notevoli sono anche i ben noti John Goodman che è il regista hollywoodiano con tanto di sigaro gigante e James Cromwell, il fido maggiordomo/autista. Eccezionale il cagnetto Uggy che non recita da cane, ma ci offre delle scene esilaranti, per le quali è stato insignito a Cannes di un meritatissimo Palm Dog Award.

Quel che mi viene da dire, però, è che alla fine si tratta di un esercizio di maniera, mirato a mostrare, con una buona dose di auto compiacimento, il talento di tutti coloro che vi hanno lavorato e che punta a stupire il pubblico.

Giudicate voi, ma non fate l’errore di non dare ogni informazione preliminare sul film a chi vi accompagnerà.



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