Nei film, fino alla seconda metà degli anni venti, come saprete, non c’era il sonoro. A volte c’era la musica suonata dal vivo. Il più delle volte non c’era nulla, solo il rumore del proiettore. Che veniva ampiamente coperto dal rumore degli spettatori, che facevano un casino della madonna, parlavano ad alta voce, applaudivano e fischiavano, era un po’ un circo, non c’erano ancora gli studenti del DAMS che guardavano il film come se ne andasse della propria vita per poi parlare subito dei piani sequenza e dell’uso accorto delle dissolvenze. E se c’erano, erano tutti in Russia. Applaudire, urlare, fischiare, era una cosa normale, socialmente accettata, diciamo, almeno nei cinema popolari. Poi, a un certo punto, gli attori iniziarono a parlare e a cantare. Il cinema divenne una cosa che uno va ad ascoltare, anche. La gente, inizialmente per una ragione pratica, smise di fare tutto quel casino, non è che da un giorno all’altro tutti zitti, eh, però se gli altri parlavano uno non riusciva a sentire quello che dicevano gli attori , che erano rimasti zitti per anni, finalmente adesso parlano, sentiamo almeno cos’hanno da dire, no? Dopo quella prima meraviglia, questa cosa di guardare i film in silenzio sarebbe diventata un principio di educazione minima. Al cinema si sta in silenzio. Punto. Non sono sicuro di questa cosa, però immagino un periodo d’oro del silenzio nei cinema, l’apice di questa civilizzazione. Tipo non so, a metà degli anni ’60. A metà degli anni ’60 in un cinema danese, il massimo della civiltà occidentale. Poi le cose si sa non durano ed è iniziata una parabola discendente di imbarbarimento, con la maggior parte degli spettatori che intende il cinema come emanazione del proprio salotto, esattamente come tutto il resto delle cose che riguardano un qualche tipo di comunità. Secondo la mia visione catastrofista questo ci porterà esattamente da dove siamo partiti: una sala in cui la gente fischia, urla, applaude, fuma e sputa. Non vorrei deludere nessuno ma credo che i Maya si riferissero a questo. Sì, direte voi, ma tutto questo per dire cosa? Quando è uscito The Artist, mi sono detto: ci siamo. Un film muto. Era il segnale che aspettavo. Siamo tornati al via. Se la gente fa un po’ quel cazzo che le pare guardando Woody Allen, cosa farà davanti a un film in cui non parla nessuno per un’ora e mezzo? Speriamo solo che nessuno porti una pistola. E invece. Una cosa da non crederci. Tutti zitti. Tutti. Non ha parlato nessuno, giuro, nessuno, per tutto il film. Era tornata la meraviglia, come per il primo film sonoro. Per un film muto. Per un film muto bellissimo, c’è da dire. È solo un episodio, lo so. Non ci metteremo a produrre film muti per migliorare la gente. O forse c’è speranza? Avanti, ditemi che la vedete anche voi, la speranza, nascosta nel buio e nel silenzio. Niente? Vabbè. Come non detto, fa nulla, ci ho provato. Buon anno.
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