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The Artist. Manca solo la parola

Creato il 06 gennaio 2012 da Naimasco78

The Artist. Manca solo la parolaC’è voglia di bello, mi pare di capire. Nel 2011, questo abuso di silicone, botox e altri ritrovati chirurgici capaci di sfidare qualunque legge biologica, rigor mortis compreso, deve evidentemente aver stancato irrimediabilmente i registi cinematografici che stanno iniziando a gurdarsi indietro nella speranza di ritrovare beneficio per gli occhi. Cos’è il bello? Argomento di digressione e confronto dall’epoca credo di Mosè, l’arcano della bellezza continua a far produrre saggi su saggi agli insegnanti di estetica che comunque in questa maniera garantiscono alle rispettive famiglie una vita più o meno agiata. Ma vogliamo una volta per tutte dire cos’è? Io non posso certo dopo due millenni rivelare un segreto ancora più criptico di quelli di Fatima, ci mancherebbe. Il bello pare non essere soggettivo, per gli esteti, ma ha delle regole ben precise e si fonda su canoni prestabiliti. Benissimo. Quindi? Siamo tutti d’accordo nel dire che un uomo può sembrarci bello anche se simile a Ciuchino di Schrek solo perchè sono gli occhi dell’amore a inviarci l’impulso; ma Amore e Psiche di Canova credo possa essere definita una meraviglia di marmo da tutti, non solo da chi è innamorato dell’arte. Per quale motivo allora una protesi al silicone inserita nelle labbra di una cinquantenne appare brutta e ridicola a tutti, tranne a chi se la fa mettere? Questa faticosissima sfida contro lo scorrere del tempo che porta milioni di donne a ricorrere a ritocchi chirurgici sta creando una schiera di corpi plastificati simili alle bambole Barbie della Mattel che da piccola mi piacevano tanto, ma non perchè loro avevano questo grandissimo dono di non invecchiare mentre io sì. Labbra a canotto, seni che hanno la stessa consistenza delle palle da bowling, zigomi talmente appuntini che l’iceberg che ha fatto affondare il Titanic a confronto era gommapiuma: dov’è la bellezza in tutto questo? Perchè dei visi dalla pelle talmente tirata da non permettere contemporaneamente un sorriso e un battito di ciglia dovrebbero ingannarci sull’età della proprietaria? Una cinquantenne rifatta è una cinquantenne rifatta, non è una cinquantenne che però dimostra trent’anni. Perchè allora non lasciar perdere tutto e accettare lo scorrere del tempo con tutta la naturalezza del caso, come facevano le donne anni fa, prima degli anni ’80 circa, quando sono iniziati i primi interventi di chirurgia plastica?

The Artist. Manca solo la parola
Forse siamo davvero stanchi di tutto questo anonimato, di questa omologazione estetica, di questo seguire le mode senza riflessione, di questa mancanza di gusto. Il gusto c’era e abbiamo bisogno di ritrovarlo, anche andando a ritroso, guardando indietro nel tempo. Il cinema quindi si divide tra una ricerca sempre più innovativa degli effetti speciali che rappresentano il futuro, le nuove frontiere della percezione, e una ricerca estetica di quello che è l’altro aspetto fondamentale del cinema: la bellezza, il gusto, l’armonia dei sensi. Se da un lato quindi abbiamo Avatar e quello che verrà dopo Avatar, dall’altro abbiamo con The Artist il ritorno al cinema muto. Perchè? Semplice, abbiamo bisogno di resettare forse, di ricominciare da capo.  Vi siete accorti di quanto sia breve la memoria dell’uomo? Ci sono persone, soprattutto più giovani di me, che negano il fatto che una cosa come l’Olocausto sia successa veramente. Sono passati poco più di sessant’anni, alla fine. Certo nessuno di noi potrà mai dimenticare la nascita e morte di Gesù Cristo, avvenuta più di duemila anni fa, visto che c’è chi ce lo ricorda con una certa insistenza e incutendo anche un notevole terrore nell’animo di ognuno di noi se ciò non verrà fatto. E’ arrivato quindi il momento di ricordare al mondo intero che cos’è la bellezza vera e la femminilità attraverso quindi anche il contributo di film come The Artist che, come vi dicevo, è in bianco e nero e senza il sonoro per quasi tutta la durata del film.

The Artist. Manca solo la parola
Ambientato tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, The Artist è un film dalla trama decisamente semplice: l’attore più popolare del momento, George Valentin, si rifiuta di passare al sonoro e cade per questo motivo in disgrazia. Parallelamente, una giovane e frizzante attricetta, Peppy Miller, diventa una diva e sforna una pellicola dopo l’altra, in un momento in cui il cinema è in fermento. Un Happy End alla Fred Astaire e Ginger Rogers fa tornare il sorriso e ristabilisce gioia e serenità negli spettatori. Niente effetti speciali, niente intreccio spaccacervello, niente nudo o scene particolarmente hard. Niente, puro cinema, pura bellezza. Il modello femminile dell’epoca è l’espressione di assoluta femminilità e naturalezza, ognuna di loro esprime la propria personalità senza trucchi e senza inganni. Non so se sia il caso di dire ancora una volta “Si stava meglio quando si stava peggio”, con il crollo della borsa e tutto il resto, ma di sicuro questo continuo flash back attuato dai registi deve significare qualcosa.

Nostalgia canaglia? Potevamo pensarci un po’ prima.

 



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