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the avengers

Creato il 29 aprile 2012 da Albertogallo

THE AVENGERS (Usa 2012)

locandina the avengers

The Avengers non è brutto film. Anzi: è godibilissimo. Ha un unico momento, a mio parere, di calo forte. Più o meno verso metà, quando i rapporti tra i potentissimi supereroi dell’universo Marvel, chiamati in causa per difendere l’intero pianeta dai piani dell’avido e malvagio Loki, cominciano a delinearsi e la trama subisce alcuni scossoni. Tutto l’impianto narrativo ci mette, in generale, un po’ di tempo a carburare; dopo di che, quando finalmente questa congrega di pupe e maschioni decide di collaborare, il resto del film è una discesa piuttosto agevole fino alla fine.

Non c’è molto altro da dire, in realtà, e non è necessariamente un demerito.

Probabilmente va preso atto del fatto che, dopo tanti altissimi e bassissimi, la Marvel abbia finalmente trovato un processo produttivo ben scandito nelle sue fasi, per cui The Avengers non è soltanto il grande fiume nel quale confluiscono tutti i film precedenti, belli e brutti che fossero. Sebbene le vicende raccontate in Iron Man, Iron Man 2, Thor e Captain America (e forse in Hulk, ma secondo me no) siano tutte riprese e citate in The Avengers e ci siano pure il cameo di Gwyneth Paltrow (non citata nei titoli di coda) e la partecipazione di Stellan Skarsgaard nel ruolo del prof. Selvig, già personaggio tra i principali di Thor. Lo stesso discorso, però, vale anche per la questione puramente “produttiva”. The Avengers è un film quadrato. C’è l’incontro, c’è la diffidenza, lo scontro, la coscienza dei propri errori, il desiderio di rivalsa, il riscatto e infine la gloria. Il film misura bene i ritmi, le sbavature sono contenute. In più gioca il suo appeal su un pubblico a cui di fumetti non può fregare comprensibilmente di meno – stiamo parlando di fumetti epici ma anche terribilmente americani e pacchiani (per tante ragioni) – buttandola sul ridere, e anzi escogitando gag piuttosto spassose che funzionano benissimo. C’è, poi, un dispendio di forze in campo che sbagliare il film sarebbe stato persino insultante: effetti speciali di altissimo livello, attori belli e prestanti, una trama con alieni, distruzione di città, donne procaci, tradimenti e moralismi un tanto al chilo. E poi c’è Robert Downey Jr., nel caso in cui qualcosa andasse storto. Siccome non c’è nulla che vada particolarmente storto a Bobby non resta altro che letteralmente divorarsi la scena, diventare quasi il protagonista centrale. E non c’è dubbio che nel momento in cui la sua faccia è sullo schermo si può stare certi che la scena o lo spezzone saranno riusciti, cosa che non vale per tutti gli altri attori, Samuel L. Jackson compreso. Il film è un compitino talmente ordinato e onesto che, in fondo, strappa un’ampia sufficienza e ti regala una serata tutto sommato divertente.

Il discorso secondo me è un altro, e credo di averlo già fatto, e cioè che i film dei supereroi hanno le ore contate. A partire dalla battaglia finale, che altro non è se non un calco della battaglia finale di Transformers 3, tanto nel concetto quanto nella realizzazione (non fosse che nel secondo caso c’è un Michael Bay ispiratissimo): non c’è più nulla che questi blockbuster sappiano o vogliano dire di nuovo o particolarmente originale. Come una qualsiasi puntata di un telefilm giunto alla ventesima o trentesima stagione, The Avengers usa tutte le forze a sua disposizione, ma è una battaglia inutile, uno sforzo vano. Non solleva neanche un piuma. Non c’è nemmeno più quella particolare sensazione di onnipotenza che un film d’azione ben congegnato sa suscitare in un maschio adulto medio, come un Die Hard d’annata, un Expendables (per quando Expendables sia un film assai più inconcludente di questo) o persino un 300. La passione per i personaggi c’è, nel raccontarli (a mio modo di vedere, il successo di questo film è gran parte merito della scelta di mettere uno sceneggiatore di fumetti di professione, Joss Whedon, a scrivere e dirigere il film), in qualche modo la si percepisce, ma non c’è più il tentativo di una riscrittura, di un impossessarsene. Così il supereroe non è più l’escamotage per raccontare qualcos’altro di più profondo, è soltanto un tizio assai muscoloso e probabilmente anche piuttosto bello che si muove vestito come un cretino da un lato all’altro dello schermo. Con l’esplosione della comicsmania Sam Raimi, Bryan Singer e Christopher Nolan (mettiamoci anche i fratelli Wachowski) hanno saputo prendere i personaggi in un mondo che fosse, in realtà, il loro, ciascuno con i propri pregi e difetti. Tutto quello che, secondo me, si poteva dire sulla cultura del fumetto in America l’hanno detto loro. Il resto è massa, è marketing, è inutile, esagerato spreco di denaro. Non è brutto The Avengers, non è brutto neanche un po’. Però è inutile.

(Per quanto riguarda il 3D, la mia l’ho detta. Riassumerò così: l’ultimo 3D che ha avuto un senso per me l’ho visto in Coraline.)

Francesco Rigoni



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