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Trama: dopo la morte del marito, l'infermiera Amelia si è ritrovata a dover crescere da sola il figlioletto, dotato di fervida immaginazione. Un giorno i due trovano in casa un libro sul mostro Babadook e dal quel momento qualcosa comincia ad aggirarsi nottetempo per le stanze...
C'è stato un lungo periodo, quando facevo le elementari, in cui non ho dormito la notte, spaventata da orribili pensieri che per fortuna oggi non ricordo ma che, molto probabilmente, erano legati all'eventuale morte dei miei genitori. Di questo periodo rammento però benissimo una sera in cui, dopo un'ora passata a cercare di dormire, andai in cucina dove mia madre stava ancora guardando la TV e le dissi qualcosa come "Mamma, non riesco a dormire... ho paura". Mia madre, solitamente una donna paziente e comprensiva, si girò verso di me e, con le lacrime agli occhi, mi pregò di andare a dormire e di smetterla, perché lei non sapeva più come fare ad aiutarmi, dopo giorni passati seduta sul mio letto, a cercare di calmarmi e convincermi che non c'era nulla da temere. Quest'immagine mi è tornata assai chiara alla mente dopo la visione di The Babadook, l'ennesimo esempio, se mai ce ne fosse bisogno, di come l'horror non sia solo divertimento splatter per imbecilli ma di come dovrebbe soprattutto essere un modo per raccontare metaforicamente (ed esorcizzare) le nostre paure personali, i disagi sociali e mille altri problemi "tangibili" che infestano la nostra vita e il nostro mondo. Il Babadook è reale, certo, è un mostro che possiede le sue vittime cambiandole anche nel fisico, che vuole la nostra anima e quelle dei nostri piccoli ma il Babadook è soprattutto l'orrore senza nome della psiche di una madre che, per qualsivoglia motivo, smette di amare il proprio figlio, vorrebbe essere "libera", vorrebbe trovare una soluzione per far sparire ogni paura, preoccupazione e dolore oppure, molto prosaicamente, dormire serena senza la piccola piattola (e quando dico piccola piattola parlo soprattutto della me stessa bambina) che ad ogni ora dice "mamma, ho paura. Mamma, aiutami" quando la povera donna non riesce nemmeno ad aiutare se stessa. La cosa terribile di The Babadook è che l'uomo nero non solo è reale... l'uomo nero siamo noi.
Amelia è una donna sola, costretta a crescere un figlio che ogni giorno, con la sua sola esistenza, le ricorda che il marito è morto. Ha un lavoro difficile e faticoso (infermiera in un ospizio), delle amiche a dir poco imbecilli (o meglio, anche troppo umane perché l'esperienza insegna che ben poche persone sopportano il dolore altrui...), un bambino troppo sensibile che, palesemente oppresso dal senso di colpa e dalla paura di perdere anche la madre, le ribadisce ogni giorno di volerle bene, l'abbraccia, la bacia... la soffoca, letteralmente, povero pulcino. E lei non ne può più. Jennifer Kent ci offre in pasto la storia di una donna che, fin dai primi fotogrammi, vediamo arrivata al capolinea. Lo capiamo dalle sue espressioni, dal linguaggio corporeo (Essie Davis è favolosa), dal modo in cui il suo punto di vista diventa automaticamente il nostro e ci costringe ad odiare quel povero bambino e tutto il mondo che circonda questa disgraziata famigliola. Il Babadook, l'elemento sovrannaturale, arriva inaspettato o, meglio, senza un motivo apparente. Non ci sono maledizioni, non c'è una scomoda eredità o lo sciocco sfidare occulte e sconosciute regole tipiche di questo genere di horror; una sera Amelia e Samuel leggono un libro, la versione horror di una poesia di Gianni Rodari e tac!, il Babadook comincia a perseguitarli. Da lì la situazione precipita e la Kent comincia a giocare con i cliché del genere e con un gradevolissimo citazionismo ma senza mai perdere di vista l'idea molto orientale di un'entità nata dall'oscurità dell'animo umano più che da qualche sanguinoso evento. La filastrocca contiene tutto il terribile significato della pellicola ed è, nella sua semplicità, quello che spaventa più dei pochi e misurati effetti speciali del film... proviamo a farne un'analisi come si faceva a scuola?
"If it's in a word, or if it's in a book you can't get rid of the Babadook. He wears a hat he's tall and black but that's how they describe him in his book." Non ci si può liberare del Babadook perché, come ho detto all'inizio, il Babadook è l'oscurità che portiamo dentro di noi, qualcosa che ha un aspetto diverso per chiunque anche se ognuno, ovviamente, tenderà a descriverlo nero, alto, spaventoso. Per liberarcene dovremmo morire (So close your eyes and count to ten better hope you don't wake up again) oppure ignorarlo... ma, come imparerà a sue spese Amelia nel corso del film, ignorare l'oscurità serve solo a renderla più forte ed incontrollabile (Your closet opens and your honestly hopin' that he won't hear a sound but that's when you know that he's around) perché una volta che la consapevolezza di essere persone orribili ci sfiora diventa impossibile non ricamare sempre su questa terribile idea, fino alle estreme conseguenze (The book close you have an itch under your nose and that's just how the story goes). L'unica soluzione è, paradossalmente, abbracciare l'oscurità ed accettarla come parte di noi stessi, arrivando a convivere col Babadook, dandogli in pasto piccoli, innocui e squallidi peccatucci senza perdere di vista quello che ci rende fondamentalmente umani: il coraggio, l'amore, la volontà di superare il passato e andare avanti, di proteggere quello che è solo nostro, anche se a volte vorremmo non averlo mai avuto. Un happy ending quindi? Assolutamente no, perché una volta aperto il vaso di Pandora chiuderlo non è affatto facile, bisogna sempre maneggiarlo con incredibile cura. The Babadook siamo noi, che affrontiamo la vita e i suoi mostri giorno dopo giorno... siete pronti ad accettarlo, ad accogliere il vostro personale Babadook e a farvi spaventare dal miglior horror dell'anno?
Jennifer Kent è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Al suo primo lungometraggio, ha già diretto il corto Monster. Australiana, è anche attrice.
Essie Davis interpreta Amelia. Australiana, ha partecipato a film come Matrix Reloaded, Matrix Revolution e Australia. Ha 44 anni.
Se The Babadook vi fosse piaciuto, QUI potete vedere il bel corto Monster e poi magari andate QUI e aiutate a rendere possibile la realizzazione di un vero pop-up su The Babadook! ENJOY!
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